Un viaggio nel Giardino dell’Età dell’Oro

Inaugura nella Sala delle Grasce l’Hortus Conclusus degli artisti Dania Zanotto e Dany Vescovi tra silenzi, riflessioni ed emozioni

Nella Sala delle Grasce inaugura l’Hortus Conclusus di Dania Zanotto e Dany Vescovi, mostra promossa dal Comune di Pietrasanta e organizzata dall’Associazione Quattro Coronati che trasforma il suggestivo spazio espositivo nel mitico “Giardino dell’Età dell’Oro”, teatro di un tempo perfetto in cui gli uomini vivevano felici e liberi da malattia, morte e peccato. I due artisti, evocando l’atmosfera spirituale dell’hortus conclusus, interpretano insieme all’idea di silenzio e di riflessione intimistica, il fluire delle emozioni e dell’immagine di rinascita e di purificazione, ma anche sul concetto di luogo, inteso come spazio sociale di convivenza.

Il nuovo allestimento sarà inaugurato oggi alle ore 18 alla presenza del sindaco, Alberto Giovannetti, degli artisti, del curatore, Alberto Mattia Martini, e dell’organizzatore Daniele Lucchesi. La mostra resterà aperta fino al 30 maggio dal martedì al venerdì dalle 16 alle 19, sabato e domenica su appuntamento prenotando al 379.1888725. L’ingresso è libero.

La visione della mostra vuole focalizzarsi sul concetto di Hortus Conclusus, che trova le proprie origini nell’epoca medievale, durante la quale si immagina e successivamente si realizza concretamente un luogo tangibile cinto da mura, al cui interno si trova un giardino, uno spazio naturale, dove si coltivano piante officinali ed aromatiche, una sorta di “zona franca” completamente isolata dal mondo esterno. Tale concetto è ripreso dal libro del Cantico dei cantici e diviene allegoria del Giardino dell’Eden e della verginità di Maria. Una zona quindi volutamente circoscritta, che separa l’interno dall’esterno, il privato dal pubblico, dove l’uomo può ritrovare, la propria intima identità, allontanandosi e prendendo le distanze dalla società, che spesso “mercifica” ed annulla l’unicità dell’individuo. Protagonista è anche la natura che avvolge e coinvolge il fruitore, non solo fisicamente, ma concettualmente con la simbologia di elementi come piante, erbe e fiori, atti a rappresentare la forza creatrice, una sorta di autorevolezza e fascino divino apportatrice di gloria eterea. Esiste inevitabilmente il lato oscuro, quella forza che, così come espressione creatrice, donatrice di vita, può anche in contraltare imporsi in modalità veemente, vigoria distruttrice e devastatrice che la naturalità porta con sé.