
10 dicembre 1948: l’Assemblea generale delle Nazioni Unite adotta la Dichiarazione universale dei diritti umani. La seconda guerra mondiale si era conclusa da circa tre anni e negli occhi del mondo erano ancora impressi gli orrori del conflitto. Era chiaro che atrocità del genere non si sarebbero mai più dovute ripetere. L’Onu decise, dunque, di formare la Commissione dei diritti umani incaricata di stendere un documento al fine di sancire i diritti inalienabili di ogni essere umano, senza distinzione di razza, sesso, religione, ideologia politica. Eleanor Roosevelt, vedova del presidente americano e attivista nel campo dei diritti umani, coordinò i lavori a cui presero parte anche altre donne provenienti da sistemi politici e culturali molto lontani tra di loro, tra cui la libanese Angela Jurdak e l’indiana Hansa Mehta. I membri della Commissione erano consapevoli di essere protagonisti di un evento di grande portata storica, incentrato sul valore supremo della persona: dal loro impegno prese forma, infine, un documento di ampio respiro compostodi 30 articoli grazie ai quali, per la prima volta, a tutti gli esseri umani furono garantiti gli stessi diritti individuali, civili, politici, economici, sociali, culturali. Il Segretario generale dell’Onu procedette, infine, a diffondere la Dichiarazione nel maggior numero di lingue possibili, diritti universali e inviolabili andavano finalmente di pari passo con le libertà di espressione e di parola: grande conquista di civiltà.