
Tragica esplosione di Torre Periti a caccia di risposte
Sono ben quindici gli esperti al lavoro da ieri mattina a Torre sul luogo della tragedia per cercare di stabilire le cause della disastrosa esplosione di gas del 27 ottobre, costata la vita a Luca Franceschi, 69 anni, alla compagna Lyudmyla Perets di 44 e a Debora Pierini, neomamma di 26 anni.
I tecnici impegnati nella ricostruzione dell’accaduto (pur ovviamente con ruoli ben distinti) complessivamente sono appunto quindici: 1 nominato dal pm, 3 dal gip e 11 dalla difesa e dalle persone offese. Si tratta dell’ingegner Francesco Marotta (per il pm Antonio Mariotti); dell’ingegner Marcello Mossa Verre (direttore tecnico Arpat), dell’ingegner Francesca Andreis (funzionario Arpat Livorno, settore rischio industriale) e l’ingegner Andrea Villani (funzionario Arpat Pisa, settore rischio industriale) per il gip Alessandro Trinci; poi per la difesa l’ingegner Achille Dall’Aglio, il professor Claudio Scali (ingegneria chimica Università di Pisa), il professor Marco Carcassi (docente di Sicurezza e analisi del rischio alla facoltà di ingegneria di Pisa), l’ingegner Giovanni Bargagli Stoffi, il prof Marco Boniadi, l’ingegner Andrea Casaroli, l’ingegner Marco Schiavertti, l’ingegner Fabio Bernardini, il dottor Mario Petrocchi, il perito industriale Luciano Signorelli e per le persone offese l’ingegner Andrea Pellegrini.
Ieri gli esperti hanno effettuato i primi accertamenti sulle condutture e le tubazioni sotterranee, per mappare i rispettivi impianti, uno a gpl e uno a metano, utilizzati nelle due abitazioni adiacenti saltate in aria e ridotte in macerie. Sul posto ieri mattina, per coadiuvare le operazioni peritali, anche vigili del fuoco, polizia municipale di Lucca e polizia scientifica, che hanno effettuato riprese video anche con l’ausilio di droni. Il compito dei periti del gip, seguiti passo passo dagli altri consulenti tecnici, è quello di chiarire l’esatta dinamica dell’esplosione, del successivo crollo e incendio delle due abitazioni, individuandone le cause. In ballo restano sempre le due ipoptesi di fondo: una fuga di gas metano o di gpl da uno dei due impianti. Un rebus la cui soluzione, attesa per l’udienza gip del 22 maggio prossimo, avrà ripercussioni anche sulle posizioni dei 37 indagati, molti dei quali presto risulteranno sicuramente estranei ad eventuali profili di responsabilità penale.
Paolo Pacini