In prima fila c’è l’Associazione consulenza per la famiglia, nata nel 1978 per sostenere maternità e genitorialità. Sono loro, i 62 volontari attivi in modalità autofinanziamento (o grazie a eventi e donazioni) a occuparsi anche del corso di genitorialità che sarà regalato insieme al bonus bebè del Comune.
“Al centro di ogni nostra azione c’è il bambino, la persona più indifesa – dice la referente Patrizia Giannoni –. Accompagniamo le coppie etero, omosessuali o anche situazioni monogenitoriali. Per noi non c’è distinzione quando c’è un bambino, che si nato o adottato. L’importante per noi è cercare di dare una mano, anche economica per quanto possiamo, in un percorso verso l’autonomia. Spesso l’aiuto che ci viene chiesto è ancora diverso. Spesso ci si spaventa di fronte a un figlio in arrivo, non si sa come fare, si pensa di non essere capaci. Anche questo tipo di supporto è essenziale“. L’associazione fornisce latte (approvato dai pediatri ma senza marca), pannolini, omogenizzati, sterilizzatori.
“Abbiamo in carico 67 famiglie che seguiamo mensilmente, in media la spesa annuale che sosteniamo è da 12mila a 15mila euro – spiega Giannoni –. La svolta epocale in peggio per le famiglie è stata con il post Covid. I contratti precari non permettono progetti a lunga gittata. Si fa un figlio in mezzo a mille paure, sul secondo le coppie ci pensano tantissimo, e spesso prevale il timore di non farcela“. Il punto di riferimento una volta erano i nonni. “A volte invece anche i nonni si sentono spiazzati di fronte a un nipote che gioca con il cellulare e loro che invece non sanno maneggiarlo“. Un momento non facile. Ancor meno per chi, come una famiglia ucraina che di recente si è rivolta all’associazione, deve fare i conti con un incubo quotidiano.
“Tutti e due giovani, belli, laureati, con un figli più grande. Lei è venuta qua a mettere al mondo il secondo figlio, per proteggerlo dalla guerra. Ma il marito è rimasto là a combattere. Sono stati giorni di grande apprensione per una mamma sola e col timore di perdere il compagno sotto i bombardamenti. Le siamo stati vicini, e lei ogni volta che le donavamo anche una piccola cosa non riusciva a trattenere le lacrime di commozione. Oggi il piccolo ha pochi mesi e il papà è riuscito a venire in Italia. Finalmente ha visto suo figlio e ha riabbracciato tutta la sua famiglia“. Chi vuol donare la sede è in via Ferdinando Simonetti 62 a San Vito, telefono 327 4168832.
L.S.