La provincia di Lucca è maglia nera a livello nazionale per la chiusura delle attività artigianali. Secondo uno studio recentemente pubblicato dalla CGIA di Mestre, il nostro territorio risulta essere al 1° posto (ma non è un vanto) per la perdita di attività artigianali nell’arco temporale che va dal 2012 al 2021, con un abbattimento del 25,4 per cento.
Nel 2012, le piccole imprese artigiane lucchesi ammontavano a 19.447 unità, contro le 14.502 che si sono registrate nel 2021, con una perdita secca di 4.945 attività. In Italia, su 103 province esaminate, l’unica che vede un risicato segno positivo è Napoli con +0.2%. Il dato toscano è più clemente, ma non meno preoccupante: nello stesso periodo, siamo passati da 159.735 attività artigianali a 131.836, con un meno 17,5% e una perdita, in termini di posti di lavoro – tra titolari, soci e collaboratori iscritti all’Inps – pari a 27.899 occupati. Le cause sono molteplici: dai costi eccessivi degli affitti, alla spada di Damocle della tassazione, con l’aggiunta di una spina nel fianco: non vi è più ricambio generazionale.
A questo va sommata la metamorfosi ormai acclarata delle leggi di mercato, con la grande distribuzione che bussa alla porta e un’altra concorrenza – che realmente bussa alla porta per la consegna di quanto ordinato – data dal commercio elettronico. Anche a Lucca, insomma, saracinesche abbassate e antichi mestieri spariti. La lista che riguarda la nostra provincia è lunga: dai corniciai ai fabbri, dai falegnami ai fotografi, dagli impagliatori ai materassai, così come il settore del ricamo o quello degli orologiai.
E così, se si rompe un piccolo accessorio elettrico, non lo si ripara perché, ormai è la vulgata, costa più la riparazione dell’acquisto del nuovo.
Si legge nello studio della Cgia di Mestre: "Le saracinesche abbassate, sono un segnale inequivocabile del peggioramento della qualità della vita di molte realtà urbane; le città, infatti, non sono costituite solo da piazze, monumenti, palazzi e nastri d’asfalto, ma, anche, da luoghi di scambio dove le persone si incontrano anche per fare solo due chiacchiere: queste micro attività conservano l’identità di una comunità e sono uno straordinario presidio in grado di rafforzare la coesione sociale di un territorio".
Il ricordo di una Lucca culla dell’artigianato, pertanto, svanisce. Le proposte per salvare il salvabile, le leggiamo nell’intervista che abbiamo realizzato con il direttore della Confartigianato di Lucca, Roberto Favilla (e che trovate nella pagina a fianco).
Nel frattempo, a generazioni di lucchesi, rimane il ricordo di quell’impagliatore che negli anni Settanta, sotto gli archi di via Elisa, lavorava tutti i giorni riparando le sedie affinché, quel singolo oggetto, potesse continuare ad avere una funzione.
Maurizio Guccione