Scuola media Pistelli - Classe II C

La storia d Spagnoli, eroe della stazione nel 1943, raccontata anche nel docufilm di Montefameglio

Migration

Dopo l’8 settembre 1943 dalla stazione di Viareggio cominciarono a transitare i treni dei deportati: soldati “traditori”(IMI) che non volevano più combattere, oppositori aperti dei nazifascisti, persone coinvolte per caso nei rastrellamenti. Un’umanità disperata e sola che per qualche minuto faceva sosta nella stazione: era lecito rimanere osservatori impotenti, le SS controllavano la situazione. Eppure un uomo decise di agire per strappare qualcuno alla deportazione e coinvolse nell’impresa i suoi dipendenti creando una squadra formidabile. Quando arrivava un treno di deportati si avvicinavano come per vendere panini e bibite, facevano scendere uno o più di uno, lo vestivano come loro e lo facevano fuggire mentre qualcuno distraeva le SS: tutto succedeva in pochi secondi. Questo in sintesi l’atto

eroico di Spagnolo Spagnoli, gestore del buffet della stazione di Viareggio raccontato nel docufilm “L’eroe silenzioso”dal regista Massimiliano Montefameglio che la classe 2C della Scuola Secondaria “Pistelli” di Camaiore ha incontrato e intervistato insieme a Onorato Spagnoli, figlio di Spagnolo.

Francesco: Come ha conosciuto la storia e perché ha deciso di farne un docufilm?

M.M.: "Per caso. Mi è stata raccontata da Giorgio Michetti, noto artista viareggino scomparso nel 2019, e testimone oculare di questa vicenda straordinaria. Decisi, così, di farne un docufilm perché tutti la conoscessero. Michetti mi mise in contatto con Onorato Spagnoli, terzogenito di Spagnolo.

Gabriel: Cosa ha provato quando ha saputo della storia di suo padre?

O.S.: "Quando Michetti mi presentò Massimiliano e mi raccontò la storia, all’inizio ero incerto se fosse vero: nostro padre è sempre stato una persona altruista, ma mai avrei immaginato avesse fatto una cosa del genere e mi sono commosso. Michetti, grande amico di famiglia, pensava conoscessimo la vicenda, ma mio padre diceva che chi fa un buon gesto non deve vantarsi".

Edoardo: Perché ha fatto ripetere più volte la frase sull’incertezza del numero dei salvati?

M.M.: "Perché non è molto importante il numero delle persone salvate. Se ne avesse salvate cento oppure una sola sarebbe stato comunque un Eroe. C’è un proverbio ebraico che dice “Chi salva una vita salva il mondo intero”.

Graziella: Si è mai fatto vivo qualcuno salvato da suo padre?

OS: "Oggi purtroppo l’omertà umana è più forte della gentilezza. C’è poi un’alta probabilità che la maggior parte di loro siano morti; potrebbe saltare fuori la famiglia, ma è difficile a causa dell’egoismo umano".

Jennifer: Ha mai avuto critiche sull’operato di suo padre?

OS: No, nessuna critica, anche se qualcuno disse che questa storia non andava raccontata perché non parlava dei partigiani.

Bambi: Lei ha dei nipoti? Ha raccontato loro questa storia?

OS: Sì, ho nipoti e pronipoti, hanno ascoltato e visto con emozione il film. Tante le domande, non solo rispetto alla storia, ma anche alla realizzazione del docufilm che il regista ha effettuato in un anno e mezzo di lavoro, senza aiuti e con grande determinazione.