“Sandoca“. Un nuovo sonetto di Alessandro Meschi

Un uomo riflette sul suo passato da giovane, quando una donna lo chiamava "Sandoca" credendolo un pirata televisivo. Ora, rincontrandola, sorride alla memoria.

SANDOCA

Vand’aveo varant’anni, ‘na donnina,

che avea vant’e mi’ ma’ ma ‘un s’arendeva,

mi stava a fa’ ‘na sorta di manfrina,

a dimmi ch’ero bello, e ci credeva !

Per la mi’ chioma e ‘l mi’barbone nero

mi lusingava, era ‘n popo’ fissata;

per il mi’ sguardo tenebroso a altèro

diceva ch’ero “Sandoca”, il pirata,

vel gran bel fio della televisione.

E guasi mi sentivo, com’un brodo,

al pari di Kabir, ch’era ‘n bellone.

Ma a rimette le ‘osine ammodo

ci penso’ lu’. Piazza della Magione:

mi sento chiama’ “Sandoca”, e ci godo.

Mi giro. Ecchelo lì. “Mario son sodo”.