
Quell’eroe dei cieli. Carlo del Prete e il volo che superò ogni record
Carlo Del Prete 96 anni fa superò Lindbergh. Il 5 luglio 1928 il Maggiore dell’Aeronautica Carlo Del Prete e il capitano Arturo Ferrarin atterrarono infatti in Brasile, a Touros, dopo la traversata dell’Atlantico meridionale: un volo ininterrotto di 48h e 14 minuti da Roma, percorrendo 8100 km. Ufficialmente per il record mondiale verrà riconosciuta solo la distanza ortodromica di 7188 km: anche così erano molti più dei 5810km percorsi da Lindbergh l’anno precedente.
Uomo profondamente religioso, convinto del ruolo unificante che la competizione sportiva poteva avere per i popoli, Carlo del Prete pensava che lo fosse anche l’apertura di nuove rotte aeree. "Le sue capacità tecniche – come racconta bene Paolo Pescucci nella sua monografia dedicata al grande aviatore – erano indiscusse, conosceva il cielo stellato come pochi, pur con gli strumenti del tempo in tre minuti era in grado di determinare il punto astronomico, stabilire la rotta".
Tutti i giornali del mondo, tutte le radio trasmisero la notizia. Al tempo la corsa ai record nelle traversate era seguita come in tempi successivi lo fu la corsa alla conquista della luna, l’evoluzione in campo aviatorio era la punta di diamante del progresso scientifico e industriale di una nazione. Gli venne intitolato il prestigioso idroscalo internazionale di Ostia, bombardato dai tedeschi nel 1944 e mai più ricostruito, ma da ora non ha più nessuna struttura aeroportuale, nessun reparto di volo dell’Aeronautica Militare a lui dedicato.
"La sua è una medaglia d’oro è al valore aeronautico, al volo, al sogno. La sua memoria – sottolinea la nipote Alessandra Del Prete – deve essere unificante così come lo è stata la mozione in consiglio comunale di due anni fa, volta a ricordarne la figura e approvata ad unanimità. Oggi mentre si avvicina il centenario del record (e poi il 16 agosto della morte) dobbiamo rivolgere un pensiero a questi valorosi eroi, che senza timore affrontarono sfide che oggi difficilmente accetteremmo".
"La ricorrenza del centenario – aggiunge Alessandra Del Prete – sarà fra 4 anni, ma non sono affatto molti per programmare qualcosa di serio in onore di questo lucchese illustre che a sua volta ha portato il nome di Lucca nei cieli del mondo. Qui c’è storia, c’è cultura. Personalmente sono disponibile a collaborare con qualsiasi ente o associazione, in modo trasversale. Nel 2018 per il 90° mi aiutò molto il consigliere Daniele Bianucci. Poi a ruota mi hanno manifestato interesse un po’ tutti, anche se finora ho organizzato io stessa a casa mia conferenze e incontri periodici, sempre diversi, per tenerne viva la memoria".
"Non penso affatto a un museo dedicato a mio zio – precisa – ma a iniziative culturali di ampio respiro, mostre, eventi temporanei. Le sue epiche imprese sono ricordate anche in Brasile, tanto è vero che spesso passano turisti brasiliani in piazza San Pietro Somaldi in cerca della sua casa e di ricordi dell’epoca. Ho bisogno che tutti i lucchesi si sentano partecipi di questo avvenimento che ruota intorno a un personaggio lucchese illustre che non ha scheletri negli armadi, oltre che un aviatore da record, una persona straordinaria, di cultura, una persona perbene".
"Si tratta di un’occasione per la città di dare a Carlo Del Prete il posto che gli spetta – conclude Alessandra Del Prete – visto che ad esempio la cappella di famiglia dove sono conservate le sue spoglie in un meraviglioso sarcofago è chiusa e inagibile ormai da ben 12 anni. Le premesse ora sono buone. Due anni fa fu approvata all’unanimità la mozione dei consiglieri Alessandro Di Vito e Giovanni Ricci che prevedeva la valorizzazione della figura di Carlo del Prete anche tramite contatti con i familiari. Credo si possa iniziare da qui, tutti insieme".