PAOLO PACINI
Cronaca

Il pieno gratis a spese dell'Ascit: chiesto il processo per 12 dipendenti

La Procura ipotizza per tutti la truffa aggravata. L'azienda parte civile

Un processo

Lucca, 2 marzo 2016 - Dodici richieste di rinvio a giudizio per reati che vanno dalla truffa aggravata al peculato, all’indebito utilizzo di carte di credito aziendali. Queste le richieste del pm Antonio Mariotti a carico di altrettanti dipendenti di Ascit, la società che raccoglie i rifiuti per Capannori e altri quattro Comuni della Piana. Insieme a Natalino Quilici, gestore di un impianto di carburanti di Lammari (che è già uscito dal processo patteggiando pochi mesi), sono accusati di aver fatto ripetutamente il pieno alle auto private segnando però il conto sui mezzi aziendali, quindi a spese della collettività. L’udienza preliminare è stata fissata per il 13 luglio davanti al gup Giuseppe Pezzuti che dovrà decidere sull’eventuale rinvio a giudizio.

Nei guai sono finiti i seguenti dipendenti Ascit: Marco Zelaschi, 57enne di Montecatini e Paolo Pistoresi, 50enne di Altopascio, accusati di truffa aggravata e anche di peculato, e indebito utilizzo di carte di credito. Contestata la truffa aggravata a: Domenico Landini, 45enne di Ruota, Claudio Tomagnini, 60enne di Querceta, Vincenzo Sgueo, 55enne di Badia Pozzeveri, Pietro Giorgi, 54enne di Capannori, Riccardo Monacci, 50enne di Ripafratta, Domenico Meschi, 59enne di San Colombano, Pietro Paolo Lorenzetti, 59enne di Segromigno in Monte, Roberto Pera, 54enne di Capannori, Daniel Mencarini, 41enne di Lammari e Alessio Marinai, 41enne di Lammari. I difensori sono gli avvocati Lodovica Giorgi, Ilenia Vettori e Elena Tori. Parte offesa in questa vicenda è l’azienda Ascit, in persona del direttore generale Roger Bizzarri, che potrà costituirsi parte civile.

In sostanza ai dodici dipendenti, finiti nel mirino di un’indagine dei carabinieri di Lammari, denominata «Full Gasoline», partita proprio da una segnalazione presentata dall’azienda nel dicembre 2013, viene contestato un sistema truffaldino per farsi il pieno a spese di Ascit. Le contestazioni specifiche variano da un dipendente all’altro, da un minimo di circa 200 fino a oltre 500 euro di gasolio, per i riscontri relativi ad alcuni mesi del 2013. Questi addetti alla raccolta dei rifiuti avrebbero utilizzato vari espedienti per fare la «cresta» e rifornirele proprie auto private. In alcuni casi si rifornivano fuori orario di lavoro, mentre in altri avrebbero gonfiato i costi dell’effettivo rifornimento ai mezzi Ascit, facendo risultare spese da 40 fino a 80 euro in più per ciascun rifornimento.

Ad insospettire l’azienda era stata l’incongruità tra i rifornimenti e il chilometraggio dei mezzi. Un semplice calcolo matematico: in media un camion dell’Ascit percorreva appena 700 metri con un litro di gasolio, contro i circa 3 chilometri della normale media a pieno carico. Per quattro dipendenti era scattata a giugno una sospensione temporanea dal servizio disposta dal gip: di 2 mesi in due casi e di 6 mesi negli altri due. Ora l’azienda attende l’esito del procedimento penale per valutare eventuali provvedimenti nei confronti dei dipendenti infedeli. Gli elementi a loro carico sono costituiti da pedinamenti e osservazioni a distanza dei carabinieri, riprese con telecamere per ricostruire i movimenti dei mezzi e i tempi dei rifornimenti al distributore di Lammari, con la complicità del gestore, mentre il titolare sarebbe stato invece ignaro di tutto. Un giro truffaldino che è costato all’Ascit circa 10mila euro solo nei mesi monitorati in dettaglio dai carabinieri.