
"Penose le discussioni sull’esclusione di Lucca dalle dieci finaliste"
"Sono penose le discussioni originate dall’esclusione di Lucca dalle dieci finaliste al titolo di Capitale della cultura italiane per il 2026, che parte dell’opposizione ha voluto imputare all’amministrazione Pardini, collegando una tale decisione (e giustificandola per ciò) alle vicende della mancata intitolazione a Pertini di una strada comunale o alla gestione inadeguata, da parte del Maestro Veronesi, del Comitato per le celebrazioni pucciniane: situazioni peraltro già da me stigmatizzate": lo afferma in una lunga nota, l’ex onorevole e consigliere comunale Piero Angelini che sottolinea come sia perlomeno dubbio che queste due vicende fossero all’attenzione della giuria.
"Se conosciute - spiega - esse possono aver giocato, a mio avviso, solo nel senso di dubitare che una tale attribuzione fosse assegnata ad una città dove ci si divide su tutto, senza poter assicurare, dunque, una gestione delle attività culturali, per il 2026, senza polemiche e senza scontri, come sarebbe stato invece necessario". "Vista, però, la proposta delle dieci finaliste selezionate - aggiunge - è più facile pensare che la selezione sia dovuta o ai criteri sbagliati con i quali la Commissione è stata chiamata ad operare, o al livello della cultura dei selezionatori, scelte invero entrambe da riportare al Ministro Sangiuliano, che anche nel passato ha dimostrato di avere un qualche problema con le scelte culturali".
Quanto alla discussione in atto sull’ipotesi di riprovare a concorrere più avanti, Angelini è molto scettico. "Più utile - spiega - che l’amministrazione continui a lavorare, come ha fatto finora, ad arricchire l’offerta culturale, coinvolgendo anche le altre realtà istituzionali e culturali della provincia". Poi un accenno anche alle polemiche sollevate. "Raspini - aggiunge - ha voluto profittare dell’occasione per coprire ancora una volta le responsabilità di Tambellini, che, nel 2009 non aveva dato seguito alla meritoria decisione della Giunta Favilla di intitolare una via a Pertini: un fatto che, se conosciuto anche da tutto il Pd, avrebbe indotto forse Bianucci a tenere sulla vicenda un atteggiamento meno provocatorio, inducendolo magari, anche per rispetto a Pertini, a presentare la proposta in consiglio dopo averne parlato a Pardini, dandogli così la possibilità di contenere le reazioni dei tanti nostalgici ed esagitati, tipo Fava, che il candidato sindaco è stato costretto ad inserire nelle liste della sua maggioranza. Secondo Raspini, Tambellini non avrebbe dato seguito alla decisione di Favilla solo per delicatezza, per non essere cioè costretto a cancellare le precedenti assegnazioni, che meritavano rispetto: una maldestra bugia, invero, questa. Come consigliere facevo parte allora della apposita Commissione e mi ricordo che le denominazioni fatte da Favilla, a cominciare da quella di mio padre, Cesare Angelini, riguardavano quasi tutte strade collaterali, individuate perciò non con un nome, ma con un numero. Dunque non c’era nulla da cancellare e tantomeno da rispettare".