“Parole colorate“ contro la violenza di genere. E’ il progetto adottato dalla classe terza dell’Odontotecnico dell’Istituto Giorgi e la classe quarta del Liceo Sportivo del’ITI Fermi, entrambe del “Polo Scientifico Tecnico Professionale E. Fermi. G. Giorgi”. In tutte e due le classi, le psicologhe del Centro Antiviolenza “Luna”, hanno tenuto tre incontri e i temi da loro affrontati, dagli stereotipi alla violenza di genere, sono stati spunto di riflessione e di dialogo tra gli studenti.
Alla fine gli studenti hanno elaborato un disegno con hasting messo poi, in modo anonimo, su piattaforma, per essere votato. Gli alunni hanno svolto inoltre un lavoro conclusivo ai tre incontri con le esperte e, per riassumerne i momenti salienti, la classe dell’Odontecnico ha scelto di costruire un corto, un filmato in cui, sono loro stessi gli attori, mentre il Liceo Sportivo ha optato per un PowerPoint. La votazione su web, ha decretato come vincitore, per il disegno migliore, la classe 3ODA. L’incontro è iniziato con una piacevole sorpresa per la classe vincitrice: il loro logo era stato stampato su delle magliette e una forte emozione è serpeggiata tra gli alunni ripagati, in questo modo, per le ore di fatica e di lavoro. Erano presenti all’evento il Provveditore agli Studi la prof.ssa Donatella Buonriposi, la Dirigente Scolastica del “Polo Fermi-Giorgi” prof.ssa Francesca Paola Bini, il prof. Nicola Papazafiropulos, il Dott. Luca Scolamiero, la dott.ssa Roberta Frangiosa e l’Ispettore Massimo Sodini della Questura, le psicologhe del Centro antiviolenza “Luna” animatrici del progetto ed esperte, gli alunni della 3^ODA dell‘Istituto “G. Giorgi” e della 4^ del Liceo Sportivo dell’Istituto Fermi, i docenti che hanno guidato gli alunni, le Professoresse Terracciano, Milazzo, Del Frate e il Prof. Careri per i primi, la Prof.ssa Davino per i secondi.
La curatrice e referente del progetto è invece la professoressa Tiziana Bianchini. La classe vincitrice, la 3^ ODA, ha spiegato il messaggio metaforico e simbolico che il disegno e la frase volevano comunicare: l’amore tossico. “Durante l’esecuzione abbiamo pensato a un detto popolare molto comune in Italia. “tutto è lecito in guerra e amore” e abbiamo fatto una riflessione su come questo detto possa influire sul pensiero di alcune persone che magari sono in un momento di fragilità. Le vittime possono pensare che in amore sia tutto concesso e che i comportamenti del patner siano giustificati. Per questo abbiamo voluto ribaltarne il significato: “non tutto è lecito in guerra e amore e fa soffrire il cuore”“. Messaggio chiaro e forte.