
Novanta anni e gli ultimi quattro giorni (tre notti) trascorsi quasi tutti su una barella del pronto soccorso ma con un ulteriore effetto “rimbalzo“: prima dimessa anche se con una frattura al bacino e poi rientrata. Ora in attesa di un ricovero, o di un letto Obi – l’astanteria del pronto soccorso dove si rimane in osservazione 48 ore –, o del ritorno a casa, chissà.
E’ l’incredibile odissea vissuta sulla propria pelle dalla signora Rita Ciabattari a cui sabato scorso è incorsa la sfortuna di cadere in casa, momento che ha segnato l’inizio dell’incubo che ci racconta la figlia, Maria Teresa Butori, entrambe residenti a Capannori. “E’ stata trasportata al pronto soccorso, e noi – come da regola – non ci hanno fatto entrare. Premetto che mi sono approcciata al Pronto Soccorso armata di tutta la pazienza del mondo che poi ammetto di aver perso al quarto giorno di calvario. Mia madre è rimasta sulla barella fino alle 20 di domenica quando è stata dimessa con il referto che segnalava alcune costole rotte“. “Il problema era che una volta a casa dai dolori non riusciva neanche a girarsi nel letto, non parliamo poi mettersi a sedere. Il nostro medico di famiglia che, ormai una rarità assoluta, è venuto a visitarla il lunedì mattina ha rilevato che qualcosa non andava. E così è ritornata al pronto soccorso“.
Altra attesa infinita sulla barella, per nuovi esami e nuovi esiti. “Solo in questa seconda puntata al pronto soccorso viene rilevata la frattura del bacino. In più una dottoressa ritiene prudente il ricovero per una macchia sospetta al polmone“. Quindi ricovero sia. Ma ancora una volta tra il dire e il fare si insinuano attese infinite. “Aspetto fino a martedì mattina (ieri per chi legge ndr) alle 8, quando subentra nel turno un’altra dottoressa che candidamente mi annuncia: “Sua madre è pronta venga pure a prenderla per portarla a casa“. Le spiego che invece ero rimasta ferma alla proposta del ricovero. Non è possibile – sottolinea la signora Butori – che tre dottori che si avvicendano dicano tre cose diverse, li devo forse registrare ogni volta?“.
E la pazienza se ne va. “Può capitare, umanamente, che si sbagli. E non voglio certo buttare la croce addosso al personale, è l’ingranaggio che non funziona. A pronto soccorso il personale non ha il tempo e nemmeno lo spazio per gestire le situazioni“. E anche i letti sono merce rara. “Mi sono imputata: non avrei riportato mia madre a casa per la seconda volta, a questo punto pretendevo accertamenti. Ho minacciato anche di chiamare i carabinieri. Mi hanno proposto un letto a Barga, perchè il San Luca era pieno. Dopo un’ora mi hanno detto che no, anche Barga era pieno. Ora mia madre è sempre lì, in quella barella, in attesa forse di un letto nell’Obi. Non è il modo di trattare un malato di tutte le età, meno che mai se novantenne“.
Laura Sartini