PAOLO PACINI
Cronaca

“Non era mafioso“: assolto dopo 20 anni. All’imprenditore era stato confiscato tutto

La vicenda giudiziaria di Antonino Giordano, 64 anni. Dopo la sentenza, effetto domino anche per l’inchiesta di Lucca del 2012

“Non era mafioso“: assolto dopo 20 anni. All’imprenditore era stato confiscato tutto

Non era legato alla Mafia e a distanza di venti anni il processo è dunque da rifare, con un effetto domino sulle sentenze successive e sulla confisca di beni per circa 6 milioni di euro. Protagonista della particolare vicenda giudiziaria l’imprenditore edile Antonino Giordano, 64 anni di Misilmeri (Palermo), che nel 2012 fu arrestato, insieme al figlio Giovanni, dalla Guardia di Finanza su ordine del Gip qui a Lucca dove si era trasferito per lavoro. Le accuse erano quelle di trasferimento fraudolento di valori e omesse comunicazioni delle variazioni patrimoniali al Nucleo di polizia tributaria.

Il tutto gli era stato contestato sul presupposto di una precedente sentenza del 2004 per associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis) che l’aveva condannato a 4 anni, pena interamente espiata in carcere. Era scattata anche una confisca di tutti i suoi beni, emessa a titolo definitivo dalla Corte di appello di Palermo nel 2004.

Adesso l’imprenditore, dopo essersi per anni inutilmente proclamato innocente, ha ottenuto clamorosamente l’assoluzione dal reato di associazione per delinquere. La Corte Corte di appello di Caltanissetta infatti ha accolto la richiesta di revisione di quel processo sulla base di nuove prove che hanno inconfutabilmente escluso, tanto da pervenire alla relativa assoluzione, il ruolo di associato per delinquere attribuito al Giordano da quella sentenza. Una sentenza del 2004 che ne ha condizionato l’esistenza, come un marchio indelebile, anche negli anni successivi e nella sua attività imprenditoriale svolta nel nostro territorio.

Tra i plurimi elementi di prova che hanno indotto la Corte di appello di Caltanissetta ad accogliere la revisione del processo, ha avuto una rilevanza decisiva una perizia fonica disposta sulle intercettazioni telefoniche dell’epoca che ha accertato come non fosse Antonino Giordano uno dei due interlocutori. La sentenza è stata pronunciata lo scorso marzo è ora definitiva. Così i difensori di Antonino Giordano, l’avvocato Valerio Vianello Accorretti e l’avvocato Maurizio Campo, presenteranno in questi giorni una nuova istanza di revisione alla Corte di appello di Genova proprio in riferimento al procedimento per il quale Giordano fu nuovamente arrestato con il figlio a Lucca nel 2012, finendo ai domiciliari.

Per quella vicenda la Corte di appello di Firenze, in parziale riforma della sentenza del Tribunale dì Lucca, aveva già assolto padre e figlio dall’imputazione di trasferimento fraudolento di valori, ma aveva confermato la sentenza di condanna del solo Antonino Giordano per l’omessa comunicazione delle variazioni patrimoniali: come soggetto condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso avrebbe dovuto ottemperare. La condanna che aveva comportato a Lucca una nuova confisca di beni (sia pure ritenuti di lecita provenienza) legati all’azienda del figli: quattro ville, quattro villette a schiera a Nave, quattro box auto, due terreni, una Mercedes, camion e conti correnti. I difensori ritengono che anche questa sentenza dovrà essere revocata.

L’imprenditore, che vede la luce in fondo a questo tunnel durato 20 anni, è particolarmente sollevato moralmente. Antonino Giordano non vive più a Lucca da tempo. Dopo anni inutilmente trascorsi a proclamare la propria innocenza, si è visto finalmente tributare dalla giustizia questo riconoscimento e si augura di poter definitivamente cancellare quello che si augura essere solamente un triste ricordo. L’imprenditore ringrazia tutte le persone che ha conosciuto a Lucca durante la sua attività lavorativa, persone che gli hanno dimostrato stima, amicizia e fiducia, a dispetto di questa etichetta di “mafioso“ che oggi si è finalmente tolto di dosso.