Il check point chiuso. L’attesa all’interno dei luoghi sacri. La linea telefonica a singhiozzo. E poi il suono assordante delle sirene e quelle scie in cielo come vergate da una penna... L’inferno che si è scatenato in Israele non è arrivato del tutto a Betlemme, dove si trova la lucchese Maria Talarico, ma certo è che una guerra è sempre una guerra. E l’essere distanti migliaia di chilometri da casa, sapere che non molto lontano i raid hanno causato centinaia di morti, sembra quasi infilarti a testa in giù in un incubo. Talarico, avvocato e presidente del Conservatorio “Boccherini“ di Lucca, è in vacanza in Israele con la famiglia. Tutto avrebbe potuto immaginare tranne che dover raccontare la sua esperienza.
Talarico, qual è il vostro stato d’animo?
"È indubbio che trovarsi qui in questo momento è destabilizzante e soprattutto si ha la consapevolezza che qui vivono in un perenne stato di allarme e che sono sempre preparati a tutto".
Avete avuto paura?
"Stamani (ieri per chi legge, ndr) sì. Ho pensato a quando mia madre mi racconta delle sirene della seconda guerra mondiale e di quando scappavano… Abbiamo visto le scie dei razzi, strisce e grumi bianchi, sentito le sirene di allarme di Gerusalemme a 10 km da qui… Non lo dimenticheremo".
Quando siete partiti dall’Italia?
"Sono insieme alla mia famiglia con una gita organizzata per un tour in Israele e Petra. Siamo arrivati ieri sera (venerdì) dalla Giordania a Betlemme attraversando la città di Gerusalemme dove abbiamo trovato il check point chiuso, stranamente a detta della guida e autista che è tornato indietro ed ha fatto una strada più lunga. Stamani (ieri) dovevamo andare a Gerusalemme, ma giunte le notizie siamo rimasti qui dove abbiamo fatto il percorso dei luoghi cristiani. Ci hanno tenuti dentro i luoghi sacri fino alle 17 circa, penso perché forse sono i più sicuri. Poi ci hanno portato in albergo. Non abbiamo avuto nessun tipo di problema, ci sono tantissimi gruppi di cristiani provenienti da tutto il mondo (Oriente, Europa, Africa, Argentina, Cile, Brasile e naturalmente tanti dagli States). Qui c’è movimento, la città vive, l’unica cosa che mi ha colpito sono le file di macchine ai distributori per fare rifornimento anche con le taniche".
Il momento che più l’ha turbata?
"Alle 9.30: eravamo nei luoghi gestiti dai francescani, abbiamo sentito i botti dei razzi, le sirene di allarme provenienti da Gerusalemme. E’ durato tutto circa 2 ore. Noi siamo molto distanti dalla striscia di Gaza da cui comunque giungevano notizie quasi in tempo reale perché la guida era aggiornata tramite i suoi contatti organizzativi".
Quando è previsto il vostro rientro?
"Domani, quindi abbiamo pensato subito alla situazione di Tel Aviv. In un primo momento sembrava (ma non so se fosse vero) che l’aeroporto fosse chiuso, poi ho controllato i voli e tutti partivano, compreso quello della mattina per Bologna (è il nostro) mentre era tutto chiuso in entrata ovviamente".
Cristiano Consorti