"Non c’è stato alcun rischio per la popolazione"

Processo tallio, depositate le motivazioni della sentenza con cui sono stati assolti Di Martino e Aragona

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di Daniele Masseglia

Nessuna urgenza di intervenire, visto che le segnalazioni sulla presenza del tallio riguardavano le ex miniere e l’ambiente circostante e non l’acqua che esce dai rubinetti di casa. E inoltre nessuna correlazione tra l’assunzione del metallo pesante e i problemi di natura sanitaria effettivamente riscontrati tra la popolazione. E’ questo il succo delle motivazioni che hanno spinto il Tribunale di Lucca, all’ultima udienza andata in scena lo scorso 2 maggio, ad assolvere Francesco Di Martino (Gaia) e Ida Aragona (Asl) nell’ambito del processo tallio, emergenza scoppiata a Valdicastello ai primi dell’ottobre 2014. Le motivazioni della sentenza di primo grado – in totale 104 pagine – sono state depositate il 29 luglio e fanno capire come il collegio giudicante, presieduto dal giudice Gerardo Boragine e completato da Michela Boi e Felicia Barbieri, non abbia avuto alcun dubbio nell’assolvere i due imputati – perché il fatto non sussiste – dall’accusa di avvelenamento colposo delle acque destinate al consumo umano e la sola Aragona – perché il fatto non costituisce reato – anche per omissione di atti d’ufficio.

In merito alla prima accusa, secondo i giudici gli imputati non hanno causato l’avvelenamento (per negligenza, imprudenza o immissione di sostanze tali da causare effetti nocivi) né è stata dimostrata l’effettività pericolosità per la comunità di Valdicastello. "Mi ritengo doppiamente contento. Innanzitutto per Di Martino – esulta l’avvocato Enrico Marzaduri, legale dell’ex responsabile tecnico di Gaia – il quale ha sempre sostenuto che non ci fossero situazioni di pericolo né concreto né astratto per la popolazione. Secondo, perché questo esito rassicura tutti sul piano sociale. Per fortuna non ci sono stati rischi a nessun livello per la popolazione: è un elemento di tranquillità per tutti, inclusi i comitati e chi si è costituito parte civile. Il mio assistito ha sempre detto che da un punto di vista tecnico-scientifico il problema non si poneva. Anche dall’esame dei contributi dei consulenti delle parti civili è emerso che non c’è alcun dubbio sull’assenza di rischi per la popolazione. Spero – conclude – che questo contribuisca a far cessare anche certi sentimenti di acredine. Anche per le parti civili la lettura della sentenza può essere un momento di riflessione e consapevolezza serena sul fatto che certi rischi non sussistevano".

Quanto all’Aragona, secondo i giudici la mail di Arpat del maggio 2013 rimasta “inascoltata“ dalla dirigente Asl riguardava la presenza di tallio solo nelle acque superficiali. "E’ stata esclusa qualsiasi situazione di urgenza sostanziale – spiega il suo legale Sandro Guerra – e soprattutto qualsiasi comportamento omissivo volontario. Lo dimostra il fatto che Aragona si è correttamente attivata nel settembre 2014 quando è arrivata una segnalazione degna di questo nome in merito alla presenza del tallio oltre i limiti nelle fontane pubbliche E’ una sentenza in linea con quanto ci aspettavamo: questo conferma che Aragona non doveva nemmeno essere rinviata a giudizio. Saremmo molto sorpresi dall’eventuale impugnazione della sentenza, perché errare è umano ma perseverare è diabolico".