
La conferenza stampa a Palazzo Orsetti (foto Alcide)
Lucca, 11 dicembre 2015 - Partita chiusa. Il bollino blu, quello più prestigioso marchiato Unesco, non sarà mai associato alla nostra città. Non dopo che l’agenzia delle Nazioni unite ha bocciato per la seconda volta consecutiva la candidatura di Lucca a «Città creativa della musica», proposta nel segno di Puccini. Un clamoroso verdetto, arrivato nel tardo pomeriggio di oggi da Parigi, rimbalzato sul sito web dell’Unesco e poi sulle agenzie di stampa. Tanto secco quanto insperato: «Per Lucca non passa il riconoscimento a Città creativa della musica». A squarciare brutalmente la ferita è la conta dei numeri: delle quindici candidate allo stesso titolo, ben dieci ce l’hanno fatta. E Lucca non è tra queste.
Ore 18, Palazzo Orsetti è ormai svuotato. E la sala degli Specchi sembra oggi brillare un po’ meno. Volto scuro e tirato, a chiusura di una giornata che si sapeva essere quella del verdetto, il sindaco Alessandro Tambellini prova a spiegare che comunque «non fa niente», che «abbiamo proposto Lucca per com’è. E se com’è non va bene, non possiamo che prenderne atto». Sì, perché a metterci la faccia, a guidare le fila, c’era sempre stato lui, il sindaco. Un lavoro lungo, dopo il primo flop degli anni passati. Alcune correzioni tecniche a quelle che sembravano essere state le falle del progetto presentato lo scorso anno, i viaggi prima a Parigi – dove è volato il capo di gabinetto Luca Galli – e poi in Giappone, appena pochi giorni fa, proprio con il sindaco Tambellini. Poteva essere questa la volta buona. E il sentore a Palazzo un po’ c’era. «Siamo meravigliati, sembrava potessimo farcela...», dice disorientato Raffaello Nardi, presidente Club Unesco Lucca, in sala insieme a Annateresa Rondinella (Federazione italiana club e centri Unesco Lucca). «La notizia ci sorprende – spiega Tambellini –, perché lo scorso anno sembrava fossimo stati esclusi per un soffio. Se siamo delusi? Sì. Ma quando si partecipa l’eventualità di una sconfitta va contemplata. La città ora continua il suo viaggio. Che, certo, col bollino Unesco sarebbe stato più facile. Archiviamo il tutto per sempre e andiamo avanti. Forti dei contatti acquisiti in questi viaggi».
Se il verdetto c’è, a mancare all’appello è la motivazione dell’esclusione. Che, però, potrebbe dimostrarsi appena una formalità, inutile a spiegare i motivi reali della bocciatura. «L’essere candidati – aggiunge Galli – è stata la condizione per essere presenti, non ultimo, ad Hamamatsu, in Giappone. Qui, dove non importa avere il bollino, siamo stati apprezzati per quel che siamo. E abbiamo costruito un pacchetto contatti più che valido per il futuro. È bene spiegare comunque che avere questo riconoscimento non avrebbe comportato finanziamenti, ma solo facilitazioni». Non un motivo, secondo Tambellini, per fare adesso mea culpa. «La mia amministrazione – ha precisato – è abituata a presentarsi a viso aperto. A livello politico abbiamo coltivato solo lobby buone, ogni istituzione locale ha collaborato al percorso. E di questo ne siamo orgogliosi. Qualsiasi espediente fosse stato al di fuori del tracciato della trasparenza, non era per noi un cammino buono da battere». E ora c’è chi si chiede se si tratti solo di sfortuna, o se il Comune abbia sbagliato ancora una volta in qualcosa.
Ma quali sono le città che ce l'hanno fatta? Idanha-a-Nova, Medellin, Tongyeong e Katowice. Ai più digiuni di geografia (e forse anche agli altri) servirà armarsi di mappamondo e dare un giro al globo per tentare di risalire alla collocazione di alcune di quelle località che nella corsa al riconoscimento Unesco, invece, ce l’hanno fatta. Portogallo, Colombia, Korea e Polonia i rispettivi Paesi di appartenenza, con tradizioni musicali che – nessuno, siamo certi, ce ne vorrà – ci rimane difficile pensare possano essere anche solo paragonabili a quelle cresciute a Lucca grazie al maestro Puccini. Nella lista delle città bollate dall’Unesco ci sono poi Adelaide (Australia), Kingston (Jamaica), Kinshasa (Repubblica democratica del Congo), Liverpool (Gran Bretagna), Salvador (Brasile) e Varanasi (India).