Morì sulle piste dell’Abetone Chiesti 4 anni per gli imputati

Con la consapevolezza di chiedere una condanna molto pesante di fronte "a un grado di colpa gravissimo", e al termine di una requisitoria dura e incalzante durante la quale giudice, avvocati, familiari e pubblico presente nell’aula Signorelli del Tribunale di Pistoia, hanno visto uno sciatore andare incontro alla morte su una pista ghiacciata e lasciata aperta, il pubblico ministero Giuseppe Grieco ha chiesto la condanna a quattro anni di carcere per entrambi gli imputati per omicidio colposo: Giampiero Danti nella sua veste di responsabile del consorzio Abetone Saf e Pietro Nizzi, quale responsabile e addetto al controllo delle piste.

"Faccio questa richiesta – ha detto il pm Grieco – in base all’articolo 133 del Codice Penale che impone la gradazione di responsabilità in base al grado della colpa. Gli imputati non hanno rispettato le norme di garanzia in maniera sfacciatamente voluta". E questo, secondo l’accusa, è costato la vita a Daniele Monti provetto sciatore, da tutti descritto come persona attenta e prudente. Daniele, che aveva 51 e lavorava come impiegato in un’azienda di macchine agricole di Montecarlo, la ditta Tarabori, morì la mattina del 24 gennaio 2018. Stava sciando in compagnia del figlio, oggi giovane medico di Montecatini. Era uno di quei momenti che padre e figlio si erano lasciati per poter stare qualche ora insieme. Durante la discesa della Zeno Uno, che nessuno dei due aveva mai intrapreso, Daniele finì su un lastrone di ghiaccio che lo proiettò contro un albero. L’impatto fu fatale e ogni soccorso fu inutile.