Arriva al Lucca Film Festival il primo dei grandi ospiti internazionali, Matthew Modine. Era il soldato Joker di "Full Metal Jacket", il capolavoro di Stanley Kubrick che raccontava l’orrore della guerra. Poi è stato il dottor Brenner della serie "Stranger Things". Ieri sera, Matthew Modine ha ricevuto il Visionary Award del Lucca film festival, e ha presentato il suo nuovo film, "The Martini Shot" di Stefan Wallis, in cui interpreta un regista malato che cerca di fare l’ultimo film della sua vita.
"E’ importante, è prezioso sapere che la nostra vita ha un termine: esserne consapevoli ci porta ad apprezzare di più ogni singolo istante, anche adesso che siamo seduti qui a parlare", ci dice Matthew Modine. In realtà lui è giovane: ha sessantacinque anni, ancora tutti i capelli e soprattutto una grande energia, un entusiasmo quasi adolescenziale, mentre racconta il suo impatto con Lucca. "E’ una città meravigliosa, sono qui da appena due ore e già tutta la sua bellezza mi ha penetrato l’anima", dice. "Non vedo l’ora di addentrarmi nelle sue strade, di vedere le sue chiese, tutti quei monumenti che ho intravisto venendo qui, al festival".
In Italia, Matthew Modine ha girato anche un film: "La partita", diretto da Carlo Vanzina, con Faye Dunaway e Jenneifer Beals. "E’ stata un’occasione fantastica per vedere l’Italia, da Venezia a Roma, i luoghi nei quali abbiamo girato. Da allora, l’Italia è diventata una sorta di seconda casa per me. Ogni occasione per rivedere l’Italia mi sembra un dono prezioso".
Non gli piace molto, invece, l’America che si sta delineando all’orizzonte. "Già otto anni fa dicevo che Donald Trump non era per niente la persona giusta per guidare gli Stati Uniti, e adesso ne sono convinto più che mai", dice Modine. "Per non parlare del suo atteggiamento verso le donne, che è barbarico, primitivo, inaccettabile". Modine ha interpretato, recentemente, "Oppenheimer", il film di Christopher Nolan sul padre della bomba atomica. Un film che solleva molti interrogativi sulle conseguenze tragiche dell’uso del nucleare.
"Viviamo, in questi tempi, con le guerre in corso, una pressante minaccia nucleare", dice Modine. "Ma quello che mi stupisce è l’ipocrisia dell’America, che punta il dito contro paesi che possiedono la bomba atomica, quando sono proprio gli Stati Uniti i primi ad averla usata, ad Hiroshima e Nagasaki. La logica del ‘io ho ragione, tu hai torto’ non ci porta lontano. È necessario uscire da questa modalità, pensare che ci può essere diversità di pensiero, e che non necessariamente ogni divergenza debba avere uno sbocco nella violenza. Il dialogo, prima di tutto. Altrimenti, su questo pianeta, siamo otto miliardi di persone destinate a scomparire".
Se gli chiedi che film avrebbe girato oggi il suo amico Stanley Kubrick, se fosse vivo, la risposta è sorprendente: "Avrebbe girato una commedia grottesca, surreale, sulla guerra. Perché non si può descrivere la stupidità umana in nessun altro modo".
Ieri sera, Modine ha presentato l’anteprima italiana di "The Martini Shot". "Abbiamo girato in Irlanda, in appena quattordici giorni. È un film che si confronta con l’idea della morte, ma soprattutto con la consapevolezza. Noi siamo come foglie su un albero: viviamo la primavera, l’estate, la bellezza dell’autunno e poi il nostro destino è di cadere, per dare nutrimento alle foglie che verranno. Non c’è niente di male, è semplicemente così: bisogna accettarlo, e apprezzare l’attimo, il qui e ora, come dicevano proprio i latini". E, sorprendentemente, ci rivela che il suo autore preferito è Marco Aurelio, imperatore, filosofo e scrittore romano. Sul palco del cinema Astra, Modine ha ricevuto il Visionary Award del festival. "I premi ti lusingano, ma non si lavora per questo: fa solo piacere capire che il tuo lavoro ha colpito le persone, che sei riuscito a comunicare qualcosa. È questo l’importante".
Il festival prosegue nei prossimi giorni con altri importanti ospiti internazionali: oggi e domani sarà la volta di Paul Schrader, sceneggiatore di "Taxi Driver", ma anche di Ethan Hawke, l’attore dell’"Attimo fuggente". Sabato, masterclass con Ruben Ostlund, regista due volte vincitore della Palma d’oro.