Ha combattuto con coraggio, onore e risolutezza, è stato tra i protagonisti della liberazione della Garfagnana dal nemico nazi-fascista, ma la sua figura, la sua storia e la sua fine, ancora oggi, sono controverse e avvolte in un’alea di mistero.
Manrico Ducceschi, il giovane comandante severo e implacabile, che abbandonati gli studi universitari, all’indomani dell’8 settembre, aveva scelto la resistenza, si era guadagnato sul campo le mostrine del comando. Meglio conosciuto con il nome di battaglia “Pippo“, dopo aver guidato piccole formazioni partigiane, aveva sistemato il quartier generale delle sue operazioni e del suo esercito che andava sempre più ingrossandosi, assorbendo le piccole formazioni locali e coloro che erano in fuga dalle altre città, all’Alpe delle Tre Potenze, da dove poteva controllare meglio i passi montani.
Dal marzo del 1944 si era ritrovato a guidare un piccolo esercito di quasi mille unità a cui dette il nome di “Esercito di liberazione nazionale – XI Zona Militare Patrioti“ dichiaratamente apartitica. Con un’abile strategia militare, Pippo con i suoi uomini, rappresentò una costante spina nel fianco del nemico, riuscendo a contrastare la loro penetrazione sui monti della Garfagnana, del pistoiese e modenese, con azioni rapide ed efficaci, facendo arresti eccellenti, sorprendendo, disarmando e respingendo il nemico più volte, potendo contare anche sui rifornimenti di armi fatti arrivare dagli americani con degli aviolanci. E quando gli americani riuscirono a raggiungerlo, per il prestigio delle operazioni compiute e la fiducia guadagnata, l’esercito di Pippo, fu uno dei pochi in Italia che non fu disarmato, ma aggregato all’esercito americano, vestendone la divisa e assumendo il nome di “Battaglione Autonomo Patrioti Italiani Pippo“. A loro fu assegnato il controllo di 40 km di confine tra la Garfagnana e l’Appennino Pistoiese lungo la linea Gotica, prima di seguire l’esercito statunitense fino a Milano, partecipando a tutte le operazioni che portarono alla liberazione finale dell’Italia.
E terminata la guerra, al comandante Pippo fu assegnata la Bronze Star Medal, la più alta onorificenza militare statunitense, che gli suscitò molte invidie, mentre lui rimase sempre un riferimento importante per gli americani anche negli anni successivi, della riappacificazione nazionale. Ma la sua ostinata indipendenza dal movimento partigiano e dal Comitato di Liberazione Nazionale di Lucca, gli avevano fatto guadagnare molte critiche e sospetti al suo operato, oltreché tanti nuovi nemici e in un clima politico ancora instabile, maturò la sua prematura fine.
All’indomani delle prime elezioni politiche in Italia, durante le quali gli americani che lo avevano nuovamente allertato con i suoi uomini, temendo una possibile rivolta, nel caso di una vittoria comunista al voto, fu ritrovato impiccato nella sua abitazione, nel palazzo di fronte alla facciata della chiesa di S.Michele. Tante ipotesi sono state fatte su questa fine improvvisa, ma nessuna di queste è stata in grado di cancellare i dubbi che non si fosse trattato di un omicidio o di una vendetta.