PIETRO MECAROZZI
Cronaca

Sollicciano, a 94 anni in carcere. Il clamore e la svolta: ai domiciliari

Per 5 giorni in uno dei penitenziari peggiori d’Italia. Ex imprenditore, condannato per reati finanziari. Il figlio: “Mio padre, incensurato, è stato detenuto in condizioni estreme. Una storia che sgomenta”

Svolta nel caso del detenuto di 94 anni, l'ex imprenditore è stato trasferito ai domiciliari

Svolta nel caso del detenuto di 94 anni, l'ex imprenditore è stato trasferito ai domiciliari

Firenze, 11 giugno 2025 – Cinque giorni passati in un carcere come Sollicciano non si dimenticano. Soprattutto se si ha 94 anni. È la storia di Renato Cacciapuoti, editore e giornalista fiorentino ultranovantenne che giovedì scorso, davanti al figlio incredulo, è stato prelevato da casa sua da alcuni agenti di polizia e trasportato nel penitenziario della città. L’uomo – condannato per reati fiscali – è claudicante e cammina solo con l’ausilio di un treppiede, oltre ad avere altri acciacchi dovuti all’età tali da indurre i medici della casa circondariale a sconsigliare la detenzione nell’istituto. 

Ma nulla ha frenato il magistrato di Sorveglianza Claudio Caretto, che ha estrapolato una delle frasi della relazione sanitaria dove venivano definite tutto sommato “buone” le condizioni di salute dell’anziano, rigettato l’istanza dove si richiedevano i domiciliari (misura destinata per legge agli ultrasettantenni) e spedito l’uomo in una cella con altri cinque detenuti. In uno dei peggiori carceri d’Italia. E nello stesso reparto nel quale domenica scorsa due reclusi hanno dato fuoco alla cella mandando in ospedale cinque agenti di polizia penitenziaria.

La svolta di civiltà è però arrivata ieri pomeriggio. L’uomo intorno alle 17 è stato trasferito al Gozzini di Firenze, casa circondariale a custodia attenuata, conosciuto come ’Solliccianino’. Nuovo penitenziario, nuovo magistrato di sorveglianza. Che dopo 10 minuti dal suo ingresso, ha depositato un’ordinanza d’urgenza con la quale ha ammesso il 94enne alla detenzione domiciliare nella sua abitazione.

Riconosciuta dal magistrato Maria Elisabetta Pioli “l’estrema fragilità in relazione all’età anagrafica” che in un contesto come quello di Sollicciano, dove cimici, topi e muffa ’albergano’ ormai da tempo, poteva essere “esposta a maggiore vulnerabilità rispetto a eventi negativi per la salute, causandone un rapido declino delle funzioni fisiologiche”.

Quindi i domiciliari, si legge ancora, è la misura più “adeguata”. Anche considerando il reato commesso. L’anziano è finito dietro le sbarre per una bancarotta fraudolenta, dopo il crac dell’Editoriale Olimpia, avvenuta tredici anni fa. Una condanna arrivata in primo grado a quattro anni e otto mesi, contro la quale era stato fatto appello nel 2021. La corte d’appello, però, l’anno scorso ha confermato la pena. Nessun ricorso in Cassazione e la pena è diventata definitiva. E così, pochi giorni fa, le porte di Sollicciano si sono aperte per lui. “Senza che quell’ordine di carcerazione mi venisse notificato prima”, tuona l’avvocato Luca Bellezza, avvisato dal figlio rimasto incredulo di fronte all’arresto dell’anziano padre. “Sono cinque giorni che non dormo – spiega proprio il figlio –. Questa vicenda, che abbiamo vissuto come famiglia con sgomento, ha messo in evidenza in modo brutale lo stato delle carceri italiane e le contraddizioni profonde all’interno del nostro sistema giudiziario. Mio padre, incensurato e privo di alcun pericolo sociale, è stato detenuto in condizioni estreme, in un ambiente non attrezzato né fisicamente né umanamente per prendersi cura di una persona della sua età”.

La decisione del primo giudice è destinata a far discutere, e si aggiunge al libro nero degli orrori (e degli errori) di uno dei penitenziari peggiori d’Italia. “Questo sistema è malato – tuona il garante toscano dei detenuti Giuseppe Fanfani –. Al ministro Nordio chiedo di intervenire subito. È una cosa incredibile, inumana, indegna di un paese sedicente civile. Non avrei mai creduto di vedere, in oltre 50 di avvocatura, un 94enne in carcere. Non so e non voglio sapere di chi sia la colpa, anche perché tutti si tireranno fuori, ma ritenerlo compatibile con il carcere è inconcepibile”. Per Fanfani, “ritenere che, sottratto al proprio ambiente, sottratto alla propria vita ed ai propri affetti possa sopravvivere è inconcepibile. Da parte mia auspico che il ministro, in prima persona, si attivi immediatamente, senza alcun indugio”.