
In cella a 94 anni: accade a Sollicciano (Foto di repertorio)
Firenze, 10 giugno 2025 – A Sollicciano da un qualche giorno è recluso un detenuto di 94 anni. Difficile da credere, ma è la realtà: nella cella del reparto clinico di uno dei peggiori penitenziari d’Italia c’è un anziano – è bene ripeterlo – di 94 anni. R.C., ex imprenditore fiorentino, si trova lì per una condanna diventata definitiva per reati di natura finanziaria commessi all’eta di 80 anni. Non si parla di esigenze cautelari in questi casi, in quanti c'è una sentenza che è diventata definitiva (condanna a 4 anni e mesi 8 per bancarotta fraudolenta) per cui la Procura Generala ha disposto l'ordine di carcerazione.
Sono fatti “molto risalenti”, ci spiega il suo avvocato Luca Bellezza, che però non hanno impedito al giudice del tribunale di Firenze di spedire l’uomo dietro le sbarre e non scegliere invece una misura di detenzione alternativa.
"Si trova in carcere in forza di un ordine di esecuzione notificato a lui e solo a lui giovedì scorso quando è stato poi accompagnato subito a Sollicciano"
Da Sollicciano spiegano che l’amministrazione penitenziaria si è già messa in moto affinché l’uomo venga trasferito in una casa di cura in grado di tutelare la sua salute e garantire la vigilanza. L’ultranovantenne in questi giorni è seguito da medici e operatori: le cure e l’assistenza di cui ha bisogno non sono minimamente paragonabili a quelle fornite agli altri detenuti della sezione.
A Sollicciano, però, non ci sono luoghi meno ’esposti’ degli altri. E proprio nell’ala dove è stato sistemato, domenica scorsa due detenuti hanno dato fuoco a una cella e un agente della polizia penitenziaria è rimasto intossicato. “Un fatto incredibile. Non posso giudicare il provvedimento del giudice, ma trovo difficile immaginare che sia pericoloso un uomo di 94 anni”, commenta il garante dei detenuti toscani, Giuseppe Fanfani “Non c’è reato, non c’è colpa che possa pretendere come riparazione la disumanità”, tuona don Vincenzo Russo, ex cappellano di Sollicciano. “Eppure come non definire tale la presenza in carcere di una persona novantaquattrenne – continua –, alla quale è inflitta una condizione di sofferenza che ha solo i contorni di un cinico legalismo ormai privo di un valore civico e sociale”.
Cosa succederà adesso? Tutto lascia pensare a un trasferimento dell’uomo in una struttura più consona alla sua età. È anche vero, però, che la giustizia ha i suoi tempi. Spesso, come in questo caso, molto lunghi.