REDAZIONE LUCCA

"Manrico, dimenticato da amici e istituzioni"

Dolore per la morte del ragazzo travolto dal treno. "Ai tempi d’oro offriva lui le cene ai coetanei"

Non ci saranno funerali per Manrico Dini, 47 anni, il giovane rimasto ucciso nell’impatto con un treno. Per scelta del padre sarà effettuata solo una benefizione martedì al cimitero. Impossibile capire se Manrico si sia ucciso o se per una disattenzione sia stato travolto dal convoglio che alle 7,30 percorreva la tratta Pisa-La Spezia. Ma in molti sui social sollevano una riflessione forte: "Quel ragazzo poteva essere aiutato". Manrico Dini infatti, inizialmente impiegato nella tipografia di famiglia, era quel giovane benestante che apriva le porte di casa sua agli amici per quelle cene in compagnia che generosamente offriva. Poi la crisi economica, il tunnel della disperazione e quella vita tra gli ultimi, divisa tra piazza Statuto e la stazione. Senza più cene luculliane e senza più amici. "Fino a quando le istituzioni continueranno a trattare le persone meno fortunate di noi come se si trattasse di una pratica edilizia – protesta Antonio Meccheri che si era preso cura dell’uomo – per casi come quello di Manrico la soluzione sarà sempre la stessa. Hanno trattato questo caso molto delicato palleggiadolo come se di trattasse una partita di tennis. Nessuno si è domandato come poteva fare uno che viveva alla ferrovia a farsi da mangiare? Questa vicenda era conosciuta da tutti. Ma la cosa più assurda è che si fanno chiudere centri come il Pca che da anni aiutano chi ha veramente bisogno. Non dico che il gesto fatto da Manrico e da tanti altri possa essere causato da questo abbandono. Ma un dubbio, e forse più di uno, mi viene nella mente". "Era un generoso e ingenuo ma aveva già qualcosa che gli mordeva l’anima – è il ricordo dell’amica Annalisa Anitori – spero solo che adesso abbia trovato la pace che meritava nel caldo abbraccio della sua adorata mamma".