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Lucca Film Festival, quando il coraggio paga

Va in archivio un’edizione difficile e diversa, ma che ha raccolto un successo ben oltre le attese. Borrelli: "I primi eroi sono gli sponsor"

Smontato il tappeto rosso, l’edizione 2020 di Lucca Film Festival e Europa Cinema passa agli archivi sicuramente con successo. Un successo diverso, come tutto ciò che accade nel mondo al tempo del Covid-19, ma certamente significativo e, in qualche modo, segnale di speranza.

Con Nicola Borrelli, presidente del festival, proviamo a tracciarne un bilancio a 360 gradi.

Un bel successo per un edizione, diciamo, speciale?

"Le prime cifre, ancora provvisorie, visto che la mostra su Fellini e Sordi rimarrà aperta fino a domenica, parlano di circa 6200 presenze fisiche in totale nei vari eventi, inclusi 500 studenti in presenza, più 200 online alle masterclass loro riservate, fatto certo non scontato".

Vi sentite in qualche modo un po’ eroi?

"I primi eroi sono gli sponsor, istituzionali e commerciali, Fondazione Crlucca, Banca Generali e Pictet, che ci hanno permesso di realizzare un festival a ingresso libero. Poi i collaboratori interni, un gruppo di 35 persone e i circa 50 volontari e stagisti che hanno lavorato durante la manifestazione. Con tutte le dovute cautele e osservando scrupolosamente le attuali direttive anti-Covid abbiamo dimostrato che si puo fare un evento di questa portata, di risonanza nazionale, per ricominciare a parlare di cultura. E a parte Venezia e Roma, per ora siamo stati gli unici a farlo con una struttura portante intatta. Noi alla fine abbiamo messo in piedi un’edizione migliore di altri anni, concentrandoci soprattutto sul cinema italiano e con una partecipazione, anche in questo caso, non scontata".

Qual è stato il momento più difficile, prima eo durante il festival?

"L’immediata vigilia, quando la situazione sanitaria ha ripreso a peggiorare, cercando una a una le conferme di tutti gli ospiti. Ma anche durante il festival, quando alcuni ospiti francesi hanno dovuto rinunciare o si sono presentate difficoltà nei trasporti come cambiamenti o cancellazione di voli e conseguenti modifiche alla nostra logistica".

E il momento più bello o emozionante?

"Tutti gli ospiti ci hanno dato qualcosa, ma aprire il festival con il gruppo di ’Boris’ ci ha dato davvero la carica. C’era tanto di simbolico e di bello negli attori di quella serie che ci ha tenuto compagnia durante il lockdown e la serata con loro è stata piacevole, divertente e veramente una spinta per tutti noi. E poi, domenica sera, alla fine, per la soddisfazione di essere arrivati in fondo e per aver dimostrato flessibilità e dinamicità nell’adattarci alle varie situazioni. È stata una maratona e a finirla ci siamo sentiti sollevati".

Ma il 2021 come sarà?

"La nostra intenzione è di ricollocarci in primavera tra aprile e maggio, con l’ovvio asterisco per il Covid, non escludendo però di poter spostare tutto a settembre in caso estremo. stiamo però ragionando, a prescindere da tutto, per una trasformazione strutturale del festival, perché sia più diffuso sul territorio e favorisca una maggiore multidisciplinarità".

Qualche anticipazione sui possibili ospiti?

"Abbiamo ovviamente delle idee sulle quali stiamo lavorando, ma tutto dipenderà anche dalla situazione sanitaria in cui ci troveremo. Cercheremo sicuramente di organizzare un workshop, per una ventina di persone, con un grande autore, da selezionare seguendo i calendari degli impegni e delle manifestazioni, oltre al solito problema Covid. Tengo a dire che, intanto, parallelamente, il progetto ’Lucca mortis’ proseguirà".

Paolo Ceragioli