Lo spot del sindaco per Palazzo Mansi "Un luogo che racconta la nostra cultura"

Il primo cittadino invita i lucchesi: “Un viaggio nel fasto di una dimora barocca perfettamente conservata fra capolavori assoluti“

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di Alessandro Tambellini (*)

Tutti abbiamo desiderato o immaginato di viaggiare nel tempo, magari per ammirare uno spaccato storico della nostra città e vedere con i nostri occhi gli antenati muoversi fra le architetture e le strade, provare l’emozione di percepire tutta un’epoca, una cultura, un modo di vivere con l’intensità di un solo sguardo. C’è un luogo particolare dove tutto questo è possibile, togliendo alla nostra fretta quotidiana un’ora e mezza per ritrovare noi stessi, la nostra anima e per godersi uno squarcio di quella bellezza incredibile che l’uomo è stato in grado di realizzare nei secoli passati. Parlo del Museo Nazionale di Palazzo Mansi in via Galli Tassi.

Si tratta di un edificio che potrebbe quasi passare inosservato dall’esterno, perché modesto nelle forme architettoniche che distinguano la facciata principale. Un palazzo non isolato, che non ha davanti nemmeno una piazza. Mai architettura potrebbe dissimulare meglio la ricchezza che vi è contenuta. Palazzo Mansi prima di essere un museo è una dimora gentilizia lucchese arrivata a noi praticamente intatta dal passato. Il miglior esempio di come le famiglie più ricche della città, nel reciproco controllo di una piccola repubblica aristocratica, preferivano non ostentare all’esterno la propria forza economica per non provocare gelosie ed evitare che i potenti d’Europa insidiassero la “Libertas” lucchese.

Varcato l’ingresso troviamo un sontuoso edificio che mostra lo stile di vita di una delle più facoltose famiglie della Repubblica di Lucca. Il luminoso giardino interno caratterizzato dal grande loggiato del primo piano trasmette tutta la gioia di vivere e l’eleganza di un luogo che era profondamente e quotidianamente vissuto da una famiglia numerosa divisa fra appartamenti e dependance e seguita da una altrettanto numerosa servitù. Il piano terreno era occupato dall’appartamento estivo utilizzato nei mesi caldi per ripararsi dall’afa quando la famiglia non si era ancora trasferita in villa. Il primo piano si svela nella crescente sorpresa delle sale tipica di un appartamento da parata utilizzato per i ricevimenti ufficiali. Dalla vasta sala della musica, dotata di una cantoria intagliata per musicisti e cantanti e ornata degli affreschi del bolognese Giovan Gioseffo Dal Sole, si passa a una serie di salotti arredati con mobili d’epoca e ornati principalmente dai bellissimi arazzi seicenteschi prodotti dalla manifattura di Bruxelles che illustrano le Storie dell’imperatore Aureliano e di Zenobia, regina di Palmira. Questi capolavori dell’arte tessile fiamminga, grazie alla nuova illuminazione recentemente rinnovata, possono essere osservati ora in tutta la loro magnifica gamma cromatica.

L’alcova intagliata e dorata, con una serliana sorretta da due cariatidi non conclude il percorso di meraviglia del piano nobile, perché proseguendo nell’ala meridionale del complesso si trova la pinacoteca proveniente dalla Guardaroba medicea. 83 dipinti donati dal Granduca di Toscana a Lucca nel 1847 per ‘compensare’ la perdita della quadreria di Palazzo Ducale, svenduta a Londra da Carlo Lodovico di Borbone. Fra queste opere spicca per notorietà il ritratto di giovinetto del Pontormo, uno dei grandi capolavori precursori delle opere del Manierismo, momentaneamente in prestito a New York. A Palazzo Mansi è esposta anche una cospicua raccolta di dipinti legati a Lucca e in particolare al periodo neoclassico e romantico.

Proprio nelle sale che documentano le arti durante il Principato napoleonico di Lucca e Piombino, hanno trovato posto gli splendidi abiti di corte di manifattura parigina in tulle ricamato a filo d’argento, riferibili a Elisa Baciocchi o comunque a una principessa imperiale. L’abito è costituito da un mantello proprietà del Comune di Lucca e da due abiti analoghi di proprietà dell’antiquaria Renata Frediani. Grazie all’infaticabile lavoro di ricerca e alla generosità dell’antiquaria lucchese e al sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca è stato possibile restaurare ed esporre in modo adeguato questi eccezionali documenti della moda e del costume neoclassici. Renata Frediani ha infatti dimostrato la comune provenienza dalla famiglia Orsetti dei tre preziosi cimeli e ha consentito la ricostruzione integrale del completo sartoriale del Primo impero francese, un unicum nel panorama internazionale. Per tutto questo Palazzo Mansi merita un viaggio anche da molto lontano. A maggior ragione invito tutti i lucchesi a riappropriarsi di questo patrimonio parte della nostra storia andando a visitare questo insigne monumento che tanto ci racconta della nostra cultura e della nostra città.

(*) sindaco di Lucca