REDAZIONE LUCCA

Le neuroscienze entrano nel processo penale

Oggi pomeriggio, nell’ambito della settimana del cervello alla scuola Imt, incontro con la consigliera di Cassazione Ombretta Di Giovine

Oggialle 17, l’auditorium della Cappella Guinigi ospiterà un’interessante iniziativa nell’ambito della “Settimana mondiale del cervello” che quest’anno torna in presenza con le iniziative di Imt Alti studi Lucca. Il focus sarà dedicato all’imputabilità e al contributo delle neuroscienze nel campo della giurisprudenza e in particolare del processo penale. Relatori di eccezione, la consigliera di Cassazione Ombretta Di Giovine, già docente di diritto penale all’Università di Foggia, e il professor Pietro Pietrini, direttore del “Molecular Mind Lab” della Scuola IMT. La materia è di per sé interessante perché si pone nell’ottica di come, le neuroscienze, possono inserirsi nei casi penali dove, per esempio, deve essere stabilità la capacità di intendere e di volere di un soggetto e soprattutto di quanto questa possa essere “quantificabile”. Ne abbiamo parlato brevemente con il professor Pietro Pietrini.

Professore, come si inseriscono le neuroscienze nell’ambito del processo penale?

"I nostri studi contribuiscono a studiare i correlati neurobiologici del comportamento umano e vedere se contribuiscono a una valutazione più oggettiva; le nostre ricerche mirano a capire quanto siamo razionali nel nostro comportamento: applicato a un soggetto sottoposto a processo perché si è macchiato di un delitto, gli studi sono indubbiamente un utile contributo per stabilire e aggiungere elementi utili al processo stesso".

Di fatto un contributo che afferisce all’ambito peritale per far emergere, attraverso nuovi elementi o meno, come procedere nei confronti del reo.

"L’idea è quella di poter fare valutazioni del controllo del comportamento che possono aiutare nella criminogenesi e nella criminodinamica".

A lei è capitato di fornire, con i suoi studi, indicazioni utili a giudici o avvocati difensori? "Si tratta di un caso avvenuto a Trieste dove attraverso la relazione peritale ricostruimmo dati delle neuroscienze che mostrarono come il soggetto in questione, si trovasse nella condizione di autodeterminarsi parzialmente scemata; il giudice, su queste basi, accettò la seminfermità applicando, come prevede la legge, uno sconto di pena".

Come si approccia la comunità forense a questi studi?

"Vi è un dibattito in corso, molti la sostengono, altri meno ma con la professoressa Di Giovine collaboriamo da molti anni in maniera proficua".

Maurizio Guccione