“La segnatrice“ Il romanzo di Elena Magnani

"Nell’estate 2017, nella soffitta della casa in cui mi ero trasferita, trovai una sveglia militare tedesca della seconda guerra mondiale. Mi fu detto che proveniva dalla casa della madre di mia suocera, quella sulla strada che era stata requisita e utilizzata come comando per gli ufficiali. Mi fecero vedere il canterale con il ripiano di marmo rigato dalla baionetta che utilizzavano per tagliare la carne. Iniziai a fare ricerche, ascoltare ricordi. Da lì nacque l’idea di scrivere una storia, diventata ora un romanzo". Spiega così Elena Magnani (nella foto) l’ispirazione e la motivazione che l’hanno portata a scrivere “La segnatrice“, opera pubblicata in questi giorni da Giunti editore di Firenze, un coinvolgente romanzo dove affetti e guerra, gioie e paure, tradizioni religiose e vita quotidiana si intrecciano e fanno da perfetta architettura alle oltre 400 pagine che lo compongono. Dentro “La segnatrice“ c’è una ricostruzione storica puntuale e precisa dell’arrivo delle truppe tedesche a San Donnino e del loro stazionamento in alta Garfagnana negli ultimi mesi della seconda guerra mondiale. Da una parte ci cogliamo una riflessione sul ruolo delle donne durante la Resistenza e dall’altra un racconto intenso e suggestivo della pratica, un po’ religiosa e un po’ magica della “segnatura“, che nei piccoli paesi è ancora diffusa e che poi appartiene al vissuto di tutti noi. Uomini e donne, prescelti per nascita o ereditarietà, intercedono con gesti e preghiere per la guarigione di anime e corpi. Durante il rituale segnano croci o cerchi con monili d’oro e d’argento recitando invocazioni sottovoce. E’ nella notte di Natale che di solito i vecchi segnatori affidano questo privilegio a un successore. Solo chi ha un animo puro e sente dentro di sé il desiderio di curare e di aiutare il prossimo può portare avanti questa tradizione. Anche in Garfagnana esistono ancora questi personaggi. Si occupano da sempre di persone e animali, per dare sollievo e speranza.

Dino Magistrelli