Tra i grandi personaggi lucchesi che meritano l’intitolazione di una strada (e sono ancora in attesa) c’è sicuramente il professor Giuseppe Ardinghi, scomparso nell’ottobre 2007 alla bella età di cento anni. Pittore, uomo di cultura, studioso, profondo indagatore della storia e della cultura lucchese e protagonista del nostro Novecento culturale. Alcuni suoi quadri sono stati anche donati al Museo Nazionale di Palazzo Mansi, insieme a due opere della moglie, Mari Di Vecchio. Ai tempi del circolo di amici del Caffè Di Simo lo chiamavano “Cassazione“, perché la parola di Giuseppe Ardinghi in qualsiasi disputa culturale era sempre l’ultima, quella definitiva.
Fu lui nel 1951 a vincere il concorso per le nuove vetrate della Cattedrale di San Martino, andate distrutte durante la guerra. E venerdì 26 aprile alle ore 18, nell’ambito del festival Lucca Classica“ si terrà l’iniziativa “La musica e i luoghi – omaggio alle vetrate del Duomo di Giuseppe Ardinghi“
Protaqgonisti Paolo Ardinghi (il nipote) al violino e Alberto Bologni, violino, con musiche di J.M. Leclair e Boccherini. Seguirà una breve visita guidata a cura di Alessandra Trabucchi.
Una curiosità: l’artista Giuseppe Ardinghi (del quale si ricordano anche la personale a Villa Guinigi nel 2005 e la grande mostra alla Fondazione Banca del Monte nel gennaio 2020) si è “firmato“ nella vetrata di San Giuseppe in Cattedrale, rappresentandosi di profilo nell’angolo in basso a sinistra (nella foto) insieme a una chiave di violino. Ma anche dedicargli una strada non sarebbe poi male.
Paolo Pacini