“Non era mafioso, restituite i beni”, sentenza definitiva dopo 20 anni per un noto imprenditore edile

La Corte d’appello di Genova ha assolto Antonino Giordano, mettendo la parola fine al caso nato nel 2004. Adesso dovrà avere indietro quattro villette, appartamenti e altri beni confiscati nel 2012 in Lucchesia

Alcune delle villette sequestrate in Lucchesia nel 2012 all’imprenditore siciliano Antonino Giordano

Alcune delle villette sequestrate in Lucchesia nel 2012 all’imprenditore siciliano Antonino Giordano

Lucca, 23 aprile 2024 – Imprenditore assolto in via definitiva dall’accusa di collegamenti con la mafia. Con tanto di restituzione dei beni confiscati. La Corte di appello di Genova ha infatti revocato ieri, in sede di revisione, la sentenza della Corte d’appello di Firenze che aveva condannato (confermando quella di primo grado di Lucca) l’imprenditore edile siciliano Antonino Giordano. Le accuse iniziali, ora tutte decadute, erano quelle di trasferimento fraudolento di valori e omesse comunicazioni delle variazioni patrimoniali al Nucleo di polizia tributaria.

Adesso per l’imprenditore, difeso dagli avvocati Valerio Vianello Accorretti e Maurizio Campo, arriva l’assoluzione piena “perché il fatto non sussiste“. I giudici genovesi hanno anche disposto la restituzione dei beni confiscati nel 2012 ad Antonino Giordano dalla guardia di finanza: ville a Monte San Quirico, quattro villette a schiera a Nave, quattro box auto, due terreni, una Mercedes, camion e conti correnti, per oltre 6 milioni di euro.

Si è trattato dell’ultimo tassello di una lunga e tormentata vicenda giudiziaria iniziata addirittura nel 2004. L’imprenditore edile Antonino Giordano, 64 anni di Misilmeri (Palermo), nel 2012 fu arrestato, insieme al figlio Giovanni, dalla Guardia di Finanza su ordine del Gip qui a Lucca dove si era trasferito per lavoro. Contestazioni nate sul presupposto di una precedente sentenza del 2004 per associazione a delinquere di stampo mafioso (art. 416 bis) che l’aveva condannato a 4 anni, pena interamente espiata in carcere. Era scattata anche una confisca di tutti i beni.

Per quella vicenda la Corte di appello di Firenze, in parziale riforma della sentenza del Tribunale dì Lucca, aveva poi assolto padre e figlio dall’imputazione di trasferimento fraudolento di valori, ma aveva confermato la sentenza di condanna del solo Antonino Giordano per l’omessa comunicazione delle variazioni patrimoniali: come soggetto condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso avrebbe dovuto ottemperare. La condanna che aveva comportato a Lucca una nuova confisca di beni.

Ma nel frattempo l’imprenditore, dopo essersi per anni inutilmente proclamato innocente, nel 2023 aveva clamorosamente ottenuto l’assoluzione dal reato di associazione per delinquere. La Corte Corte di appello di Caltanissetta aveva infatti accolto la richiesta di revisione di quel processo sulla base di nuove prove che hanno inconfutabilmente escluso, tanto da pervenire alla relativa assoluzione, il ruolo di associato per delinquere attribuito al Giordano da quella sentenza.

Giordano allora aveva fatto impugnare ai suoi legali davanti ai giudici di Genova (competenti per gli atti del tribunale fiorentino) anche la sentenza di appello di Firenze, che ora è stata appunto revocata. Per Antonino la luce in fondo a un tunnel durato 20 anni. Nel frattempo ha lasciato Lucca, ringraziando però chi gli ha dimostrato stima, amicizia e fiducia, a dispetto dell’ingiusta etichetta di “mafioso“.

Paolo Pacini