Il Terzo Polo cresce Ma Remaschi frena sull’ipotesi Marcucci ”Questione di coerenza“

Il sindaco di Coreglia e coordinatore regionale di Azione spegne l’entusiasmo dell’ex senatore Pd verso il fronte centrista ”Bene se l’area liberal-democratica si allarga, ma partendo dal basso“.

Il Terzo Polo cresce  Ma Remaschi frena  sull’ipotesi Marcucci  ”Questione di coerenza“
Il Terzo Polo cresce Ma Remaschi frena sull’ipotesi Marcucci ”Questione di coerenza“

Marco Remaschi non ha solo alle spalle una carriera politica di tutto rispetto, è a tutt’oggi uno dei politici di spessore, per intuito e esperienza, che sono rimasti in giro. Il suo clamoroso strappo dal Pd e da un rapporto quasi biunivoco con Andrea Marcucci alle Regionali del 2020 ha segnato uno spartiacque tra i due, con il sindaco di Coreglia che ha finito per approdare da segretario regionale in Azione di Calenda. Eppure, il duo Remaschi-Marcucci, dopo le pesanti dichiarazioni di quest’ultimo verso la nuova guida del Pd targato Schlein, potrebbe ricostituirsi nel Terzo Polo. Un’operazione tutt’altro che semplice, però, almeno se si guarda allo stesso Remaschi che al nostro giornale ribadisce la distanza che lo separa, anche nel metodo, dall’ex senatore di Barga. La chiusura, per quanto le vie della politica siano infinite, è al momento netta.

Si parla da tempo di una fusione tra Azione e Italia Viva: a che punto siete?

"Se ne parla dall’agosto del 2022 da quando Calenda e Renzi annunciarono la decisione di creare un percorso federativo, anche se le modalità e i tempi non sono ancora ben definiti. Il mio giudizio, che differisce da quello dei leader nazionali, è che sarebbe meglio dare vita a un percorso federativo il più ampio possibile piuttosto che aggregare successivamente nuove forze, perché sarebbe più complesso. C’è interesse a destra e a sinistra verso un riformismo vero e serve più tempo per non fare una fusione a freddo che non sarebbe capita dagli elettori e dagli iscritti".

Parla di fusione a freddo e, d’istinto, visto quanto sta succedendo il pensiero va al Pd...

"Il Pd? Tutto è cambiato dal 2008 a ora, diciamo da Zingaretti in poi in modo particolare, da allora il partito è orientato sempre più a sinistra, su posizioni sempre più radicali, basti pensare che proprio Zingaretti aprì al 5 Stelle nella Regione Lazio e fu l’artefice dell’accordo di governo a livello nazionale. Chi dice ora alcune cose dovrebbe andare indietro nel tempo e ritornare al 2019: i cittadini sono stanchi di questi balletti, altrimenti si rischia davvero che la politica non sia più a servizio dei cittadini ma un giochino per pochi. Allora si potevano fare certe scelte e non dire che il partito era sbilanciato a sinistra, in realtà stanno seguendo la strada tracciata allora. La coerenza rispetto a quello che si dice ora andrebbe misurata con quello che le stesse persone dissero allora".

La sensazione e qualcosa di più è che si riferisca in primis a un suo vecchio amico politico come Andrea Marcucci: a distanza di tempo dalla vostra rottura, cosa vi ha divisi veramente?

"Ci hanno diviso alcuni aspetti sulle scelte, in primis proprio l’apertura verso il 5 Stelle. Basta leggere le dichiarazioni rilasciate durante la crisi del governo giallo-verde da alcuni esponenti di primo piano che si dichiararono subito favorevoli all’alleanza tra Pd e 5 Stelle ‘per salvare l’Italia dal disastro‘, nonostante le chiare differenze tra il Pd e una forza antigoverno. E poi a volte i metodi sono più importanti dei contenuti e sul metodo sono stato messo in soffitta. Mi basta poi vedere quanto successo nella nostra provincia per capire: i risultati alle scorse politiche sono sotto gli occhi di tutti".

Ritiene impossibile riveder lei e Marcucci sotto una solita bandiera?

"L’area liberal-democratica c’è già, ed è un bene se si allarga, ma preferirei che simili processi partissero dal basso, credo che se si dovesse trattare di una fusione fatta a Roma, è destinata ad avere pochi risultati. Leggo sulla stampa di questo ritorno di fiamma, ma mi hanno insegnato che nei sentimenti come in politica i ritorni di fiamma sono pericolosi. Questo percorso è nato con persone che stanno dando alla politica con spirito di servizio, proprio lei, per le politiche mi chiese chi me lo facesse fare di concorrere senza nessuna possibilità di vittoria, mentre altri andavano al di fuori del proprio territorio".

Vede ripercussioni su Lucca a questi mal di pancia interni al Pd?

"Non lo so. Ho letto di nomi di persone che sono nel Pd e che paiono intenzionate a ricollocarsi: se si tratta di prospettive personali, sono poco interessato, sono molto più interessato verso chi ha a cuore il progetto del Terzo Polo, una visione riformista e fa politica, come dicevo prima, con spirito di servizio e non solo per un ruolo di comando".

Si avvicinano anche le elezioni di secondo grado per il presidente della Provincia, l’altra volta il Terzo Polo colse un risultato importante non confermato però nelle comunali di Lucca del 2022: cosa farete?

"Il 25 per cento di allora è stata una buona base; su Lucca non siamo invece stati all’altezza, commettendo errori sul candidato sindaco: non siamo arrivati preparati. La nostra posizione è chiara: né con il 5 Stelle né con Fratelli d’Italia; certo che se il Pd è quello di ora, sarà complicato fare un accordo con loro, mi pare che per loro siamo il primo competitor".

E se come presidente della Provincia si candidasse il sindaco di Lucca Mario Pardini?

"Non so quali saranno le scelte, a noi piacciono le persone che fanno lo cose e che portano risultati".

Pardini ha questo identikit?

"E’ tanto che non ci parlo: si dovesse candidare, dovremmo fare delle riflessioni".

Fabrizio Vincenti