REDAZIONE LUCCA

Il sogno americano di Gambini Jr "La sapienza lucchese negli Usa"

L’azienda che quest’anno compie 150 anni ha aperto uno stabilimento a Green Bay nel Wisconsin. A guidarlo sarà il figlio del proprietario del colosso: "Esserci in prima persona è valore aggiunto"

Gianni Gambini, figlio di Giovanni, proprietario della Gambini S.p.A. Del Turchetto, è in procinto di tornare a Green Bay (Wisconsin), negli Stati Uniti, perché da quelle parti ha aperto uno stabilimento l’azienda lucchese che proprio quest’anno festeggia 150 anni di attività.

Gambini Spa approda negli Usa: perché questa apertura?

Nel mondo del business, la cultura americana è la cultura del possibile, del mettersi alla prova. Ma è anche quella dell’impegno e dell’esserci sempre. In Gambini abbiamo capito che essere lì, in prima persona, è un valore aggiunto, sia per i clienti, che per i collaboratori. Per gli americani vedere che il titolare ci mette la faccia è garanzia di affidabilità: significa che facciamo sul serio. Appena riapriranno le frontiere, tornerò ad abitare per un po’ nel Wisconsin, per spiegare al mercato Usa qual è la mia visione, il mio progetto per la Gambini America. Gli Usa saranno una straordinaria palestra; ma è qui, a Lucca, che io voglio fare impresa.

Ci saranno impiegate persone di Lucca?

Il mercato è quello americano in senso lato, del nord e del sud. I dipendenti sono 6 e sono tutti americani, compreso il direttore generale. Io sarò impegnato, in particolare, nel fare da collegamento con l’Italia, per portare là il nostro know-how e la nostra filosofia imprenditoriale, oltre che per cogliere le grandi possibilità di crescita che gli Usa offrono.

Cosa significa, in questo momento, essere ai vertici di un’azienda di famiglia?

Il primo concetto che mi viene in mente è: responsabilità. Ci sono quattro generazioni di Gambini che mi osservano, ogni giorno, con la loro storia, che adesso è la mia. In ufficio tengo una foto di Giovanni, il mio trisavolo, il fondatore dell’azienda: mi basta il suo sguardo ottocentesco, concreto e severo, a spingermi a fare sempre meglio. Ma azienda di famiglia significa anche orgoglio per il ruolo che mio padre, Giovanni, mi ha voluto dare; ed entusiasmo, fondamentale, insieme al sorriso, da indossare ogni mattina.

Perché ha deciso di entrare nel gruppo giovanile di Confindustria?

C’è una cosa che, purtroppo, ciascuno di noi fa sempre meno: pensare. Tra le mille attività quotidiane, le notifiche e le e-mail, non ci fermiamo quasi più a immaginare il futuro; agiamo, prima di capire. Trovarmi con i miei colleghi imprenditori mi dà, invece, questa possibilità. Confindustria – e la sua articolazione giovanile, in particolare – è il luogo naturale in cui farlo, in cui andare per pensare strategicamente.

Fra poco le elezioni regionali: cosa chiede l’impresa alla politica, per continuare a generare ricchezza per la Lucchesia?

Chiediamo una cosa sola: chiarezza. Cioè: tempi certi, costi certi e regole certe. Se c’è una cosa che scoraggia gli investimenti, la progettazione del futuro, minando la capacità di un popolo di creare e distribuire valore, quella è l’incertezza: dal caos non verrà mai niente di buono. La politica sia al servizio del territorio, non viceversa.

Fabrizio Vincenti