
È stato tra i primi a vaccinarsi, ormai un anno fa, e tra i primi a sviluppare riflessioni sulla pandemia vista da un medico, attraverso il suo libro pieno di speranza "La strada del coraggio. Parabola di un virus". Francesco Bovenzi, primario di Cardiologia del San Luca torna a parlare della lotta al Covid-19 proprio a un anno dal via della campagna vaccinale.
È stato tra i primi a farsi inoculare il vaccino: che bilancio trae?
“In Italia celebriamo un traguardo storico con la somministrazione di 110 milioni dosi di vaccini anti Covid-19. In 12 mesi più di 46 milioni di persone hanno completato il ciclo vaccinale impedendo di fatto migliaia di nuovi casi, di ricoveri con tantissime vite salvate e un inestimabile valore sociale, economico e finanziario. Se escludiamo la popolazione compresa tra 5 e 11 anni, sono oltre 5 milioni le persone che hanno scelto di non fare neanche una dose, nonostante gli ospedali siano nuovamente sopraffatti da pazienti in gran parte non vaccinati o clinicamente vulnerabili“.
Cosa potrebbe consigliare a chi rimane scettico o è sfiduciato dopo aver già fatto alcune dosi?
”Quella sui vaccini resta una delle più antiche e accese controversie sull’uso sociale della scienza. La soluzione al problema di chi rinuncia a vaccinarsi è complessa non tanto per mancanza di informazioni, ma per eccessiva disinformazione. È difficile spiegare ai cittadini come evolve la ricerca clinica con la sua metodologia, le analisi dei dati, la trasparenza dei risultati, i suoi finanziamenti: momenti essenziali dell’informazione sulla salute che contribuiscono alla costruzione dell’opinione pubblica su cui fonda la conoscenza decisionale. Nella stridente retorica vaccinale la semplificazione mediatica cui assistiamo, in termini di pro e anti-vax o addirittura di pro e anti-scienza, non aiuta a comprendere il momento storico che ha messo in crisi sistemi sanitari più evoluti del mondo e di conseguenza l’importanza di vaccinarsi tutti“.
Cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato nel secondo anno di pandemia?
“La vaccinazione su larga scala ci ha portati in Italia ai primi posti nel mondo per numero di persone immunizzate con la Toscana tra le regioni più virtuose, ma non basta. La rapida scoperta dei vaccini è solo una parte della più grande sfida che il virus ha lanciato alla scienza, alle istituzioni, alla società civile. Nello stesso tempo abbiamo forse sottovalutato quanto sia complesso persuadere le persone a vaccinarsi e credere nel progresso della scienza“.
C’è chi dice che c’è stato troppo allarmismo nella comunicazione e che alla fine questo sia stato controproducente.
“Il rapporto antropologico tra gli uomini è forse più complesso che quello tra il virus e l’uomo che si manifesta non solo con le reazioni immunologiche e infiammatorie nei nostri organi e apparati. La costruzione di una sinergia tra medicina, cittadini, aziende, scuole, imprese e politica è vitale per contrastare il virus. Del resto, l’adesione alla campagna vaccinale è frutto di un clima di fiducia e di rispetto verso il sistema sanitario, ma anche di credibilità verso le istituzioni“.
Si parla di vaccini di nuova concezione e di nuovi farmaci: a che punto siamo?
“L’immissione in commercio in Italia del quinto vaccino anti Covid-19 è frutto di una tecnologia su base proteica più tradizionale e destinato a chi non è ancora vaccinato. La comunità scientifica si sta muovendo principalmente in due direzioni: prevenire il contagio e curare l’infezione. Una concreta speranza è oggi rappresentata dall’utilizzo degli anticorpi monoclonali diretti specificamente contro il virus che forniscono un’immunità immediata e passiva che limita la progressione della malattia, le sue complicanze e le ospedalizzazioni“.
Quale sarà l’evoluzione della pandemia con la nuova variante Omicron?
“Alla fine di novembre 2021 è stata identificata in Sudafrica e Botswana la variante definita Omicron che sta rapidamente sostituendo quella Delta più comune e dominante dal maggio 2021. Omicron ha subito allarmato la comunità scientifica per le oltre 30 mutazioni nella proteina Spike che alimentano esponenzialmente la diffusione del virus. In questi giorni sono tornati a crescere i casi, gli accessi in pronto soccorso e i ricoveri, mentre l’elevato numero di decessi ricade tra i non vaccinati ed è stimato fino a venti volte più alto rispetto ai vaccinati“.
Cosa si aspetta nel 2022
“Nei primi mesi dell’anno affronteremo una triplice minaccia virale: da Delta, da Omicron e da influenza stagionale. Per mitigare gli effetti e la pressione sulle nostre preziose risorse sanitarie sono necessari ulteriori sforzi nella direzione di implementare le dosi di richiamo e le vaccinazioni per tutti, bambini compresi. Mentre per gli individui non vaccinati i mesi invernali rappresenteranno un periodo critico per il rischio di infezione con malattia più grave, per le persone vaccinate e sottoposte ai richiami le infezioni richiederanno minori cure intensive. Per raggiungere il punto endemico bisognerà aspettare del tempo, prepariamoci nel nuovo anno a migliorare la nostra convivenza con la pandemia in modo più consapevole e responsabile, perché ciascuno di noi nel suo piccolo può fare tanto“.
Fabrizio Vincenti