REDAZIONE LUCCA

Il ’paziente 1’, le Rsa e quei mesi bui La cavalcata del virus in 300 giorni

Dopo quasi un anno di Covid, il bilancio è di oltre 12.500 positivi e 340 morti di cui 50 soltanto in città. Ecco come la pandemia ha stretto la Lucchesia nel suo abbraccio fatale. E quali errori evitare in futuro

Le ultime tre vittime sono morte ieri. Avevano 68, 74 e 83 anni. Il Covid si era scavato la tana anche nei loro polmoni. Se sia stato solo il virus a spegnere le loro vite o sia colpa della sua alleanza con altre patologie, lo stabilirà l’Istituto Superiore di Sanità. La certezza è che tutti e tre erano positivi. E forse, senza quelle corone di spine artigliate dentro, oggi avrebbero visto sorgere il 2021. Con loro in oltre 300 giorni di pandemia dentro i confini della nostra provincia, dal 1 marzo, sono scomparse 342 persone. In silenzio. Almeno una ogni rintocco di mezzanotte. Solo in Lucchesia sono state 164, di queste 50 sono morte a Lucca, città in testa per mortalità seguita da Capannori con 35 e Altopascio con 12. Durante l’annus horribilis dell’influenza, il 2017, a gennaio, i decessi al pronto soccorso del San Luca, furono 18. Più o meno rispetto al Covid? Difficile dirlo.

La certezza è che l’ondata influenzale, in media, dura 90 giorni, ha minor contagiosità. E non richiede lockdown. Il Covid, per ora, ha superato i 300 giorni di permanenza nelle nostre vite. Alle spalle ha lasciato questi numeri: più di 12.500 persone infettate, oltre 12mila per ora indenni. Ma anche una scia di vittime. Il più giovane aveva 30 anni e viveva a Solaio, frazione di Pietrasanta. E’ morto il 2 dicembre, dopo un mese di lotta.

La cavalcata del Covid in Lucchesia comincia a fine febbraio, il primo avvistamento è del 1 marzo. Quasi un mese prima, il 30 gennaio l’Oms dichiara il Covid emergenza sanitaria internazionale. Ma il virus, in silenzio, fa breccia nel nostro Paese. Il 21 febbraio a Codogno viene accertato il primo caso su un 38enne finito in terapia intensiva. Quel giorno a 250 chilometri, a Segromigno, 49 persone sono a cena in un ristorante per una rimpatriata. Alcuni sono imprenditori di ritorno dalla Lombardia. Non possono sapere che quella serata è ad alto rischio contagio. E che diventerà il primo cluster accertato della Lucchesia. Dal tavolo, in 24, si alzeranno positivi.

Uno di loro, un 58enne, morirà settimane dopo. Intanto in quei giorni un 61enne di Lammari, accusa febbre e dolori. Il 1 marzo effettua il tampone: positivo. Sarà il paziente 1 della Lucchesia. L’uomo, quattro giorni dopo viene ricoverato al San Luca. Riuscirà a negativizzarsi ad aprile, ma la lotta lascia sul suo corpo ferite pesanti che se lo portano via il 24 settembre. Quei segni sono rimasti in tanti dei ricoverati, soprattutto negli intubati in terapia intensiva.

Dei quasi 12.500 contagiati, osservando i dati dell’Agenzia Regionale di Sanità (Ars), oltre 100 sono stati ospitati in terapia intensiva da marzo. Il picco di ricoveri qui arriva a metà aprile con ben 30 posti letto occupati. Impossibile invece sapere per ora con esattezza quanti siano stati i pazienti ricoverati in tutto, da marzo a oggi. Il virus in Lucchesia, intanto da quei giorni, in media uccide il 2,7% dei positivi. E’ questa l’incidenza nella nostra provincia (contro il 3,05% in Toscana). Il 54% dei contagi, come accertato dall’Ars, in provincia di Lucca avviene in famiglia: una percentuale seconda solo a Livorno (con il 62%). Solo l’1,6% è avvenuto per contatti con l’estero e il 24% per motivi non specificati. Tra i quali anche trasporto pubblico, scuola e movida. Mentre il 7,23% è avvenuto in Rsa.

E’ proprio nelle Rsa che il virus sempre a fine marzo si fa strada in silenzio. Il 27 marzo i primi positivi vengono registrati nella Rsa di Gallicano dove si accende il primo focolaio della Lucchesia: 23 contagi (inclusi 10 operatori) e 4 decessi di ospiti tutti tra i 77 e gli 88 anni. Fino a novembre il virus infetterà in tutte le nostre Rsa quasi 80 pazienti, almeno 10 moriranno con il Covid nel loro organismo. Ad agosto arriva la tregua i casi di positività in tutta la provincia raggiungono il minimo storico: sotto quota 15. Il virus sembra sparito. Già il 1 luglio la terapia intensiva respira: diventa Covid-free. Nessun paziente ricoverato. Ma il sospiro di sollievo dura poco. Il 21 luglio una famiglia con due figli piccoli, torna a Lucca dalla Romania. Il padre ha febbre e giramenti di testa. Il tampone non lascia scampo: tutti e quattro positivi. Il virus è tornato. A settembre i contagi sfiorano quota 400, a ottobre saranno più di 900 arrivando ai 2.058 di dicembre. L’effetto domino si riflette sul San Luca: il 10 ottobre 17 i ricoverati (nessuno in intensiva), il 10 novembre sono 92 di cui 17 in intensiva. Per arrivare al 10 dicembre con 89 ricoverati. La china ora sembra superata: 46 ricoverati di cui 2 in intensiva. Ma il miracolo di luglio, sembra ancora lontano.

Claudio Capanni