
"La didattica a distanza non può essere considerata istruzione: senza la scuola non c’è futuro". Dal microfono posizionato in piazza, di fronte al Duomo, la voce di Amelia Corso, del liceo artistico “Stagi“ di Pietrasanta, scandisce il disagio che stanno vivendo gli studenti. Non solo solo, ma anche i collaboratori scolastici e gli insegnanti che ieri mattina hanno raccolto l’appello del collettivo studentesco versiliese “Il Picchio rosso“ scendendo in piazza. Con loro anche Prc, il sindacato Fials, il Comitato sanità pubblica e il Progetto comunità aperta (Pca) di Pietrasanta. In tutto una quarantina di persone, distanziate, con la mascherina e guardate a vista da polizia e carabinieri. "Siamo qui per contestare le disposizioni del governo – ha detto Amelia – riguardo alla didattica a distanza. Pur consapevoli della grave situazione socio-economica e sanitaria, la Dad ci costringe a limitare, compattare e restringere i programmi ministeriali. Connessione instabile, docenti a disagio, ore più corte o eliminate, tempo perso con appelli continui, senza contare l’impossibilità di usare i laboratori penalizzando ulteriormente la nostra formazione. Così ci viene impedita la regolarità scolastica e quindi una solida istruzione".
Ritardi, tagli e inefficienze, quelli segnalati dagli studenti, che trovano un parallelo nel mondo della sanità, come denunciato dal responsabile versiliese Fials Daniele Soddu: "Un applauso per i lavoratori della sanità che sono in ospedale e sul territorio, in prima linea. Chi è sulle poltrone non sa cosa vuol dire assistere i pazienti tutto il giorno, sono avulsi dal sistema. Non è giusto definirli ’eroi’ quando c’è bisogno e poi dimenticarsene. La sanità pubblica è importante e va quindi programmata e gestita con lungimiranza, non quando i buoi sono scappati. I tamponi arrivano con tempi biblici perché vanno mandati a Livorno e Pisa quando al ’Versilia’ abbiamo un laboratorio di analisi funzionante".
Daniele Masseglia