MAURIZIO GUCCIONE
Cronaca

Il gran ritorno di Pagni al teatro del Giglio

Il celebre attore, ormai lucchese d’adozione, venerdì e sabato sul palco cittadino con “Così è (se vi pare)” dal quale mancava da 17 anni

Il gran ritorno di Pagni al teatro del Giglio

di Maurizio Guccione

Tornano i grandi classici al Teatro del Giglio che venerdì e sabato alle 21 e domenica alle 16, si appresta a ospitare un’opera di Luigi Pirandello. Si tratta di “Così è (se vi pare)”, per la regia di Luca De Fusco in una produzione che vede il Teatro Stabile di Catania, il Teatro Biondo di Palermo, Tradizione e Turismo srl Centro di Produzione Teatrale - Teatro Sannazaro e la compagnia La Pirandelliana. Un’opera densa e profonda dell’autore e premio Nobel di Girgenti che tra gli interpreti, quale attore principale, vede Eros Pagni. Lucchese di adozione (vive a Lunata da molti anni), Pagni è considerato dalla critica un “mostro sacro” del teatro. È stato anche attore di cinema, tv e doppiatore. Classe 1939, originario di La Spezia, si è formato alla prestigiosa Accademia di arte drammatica di Roma “Silvio D’Amico”. A lui abbiamo posto alcune domande.

Pagni, lei manca dal palcoscenico del Teatro del Giglio dal 2006: dopo 17 anni che impressione le fa ritornare?

"È vero, l’ultima volta ho recitato ne “L’illusione comica” di Pierre Corneille; per completare la risposta, devo dire che vivendo a Lucca, rimango abbastanza sconcertato: evidentemente il Teatro del Giglio non ha ritenuto utile o opportuna la mia presenza; sa, a volte le leggi di mercato sono ingrate".

Lei non è nuovo a calarsi nei personaggi pirandelliani: cosa rappresenta l’opera del drammaturgo siciliano?

"Ritengo che vi sia un bisogno estremo di ritornare ai classici che dobbiamo difendere; oggi la possibilità che il teatro offre è di fatto un’impresa: per motivi diversi, dalla mancanza di interesse a quella di un pubblico che evidentemente non scorge l’utilità. Io invece lo ritengo indispensabile e necessario: anche per una ricerca di verità che non sappiamo affatto gestire".

Secondo Pirandello, raccontarsi significa dare un senso all’esistenza: è così?

"Questa è una bella lezione. Dipendiamo da un signore che è un grande pessimista e che non nutre simpatia per il genere umano: Pirandello è un autore che fa pensare e riflettere".

In “Così è (se vi pare)”, come si sente nei panni dello scettico Lamberto Laudisi?

"Nei personaggi che propongono riflessione, mi trovo sempre bene e questo lo sento familiare; intendiamoci, nella recitazione mi attengo sempre scrupolosamente alle indicazioni che dà Pirandello".

La critica la definisce “mostro sacro” del teatro, giudicando l’interpretazione di Lamberti perfetta.

"Mi fa piacere, certo; devo dire che avendo visto numerose versioni televisive dell’opera, sono rimasto deluso. Ha ragione il regista Luca De Fusco affermando che a quest’opera va data una mano di vernice, una sorta di intonacatura, perché se le interpretazioni fossero davvero come quelle che ho visto, sarebbe preoccupante".

Quest’opera mette a nudo una sorta di giustizia popolare: sembra una lettura attuale, in una società come quella che viviamo, spesso incline ai processi sommari.

"Siamo di fronte a un autore di grande gusto, non semplice da seguire; le critiche sono due: dopo aver trovato la soluzione, bisogna trovarne una seconda...".

Pagni, lei è un attore che vanta rappresentazioni che vanno dal cinema al teatro alla televisione: il teatro trova uno spazio speciale?

"Con il teatro abbiamo vissuto insieme 63 anni, più rara la convivenza nel cinema: quindi posso dire che il teatro è stato tutta la mia vita, il vero grande amore".

Lei è una persona riservata e nonostante la notorietà abita senza clamore in una frazione di Capannori: è il suo rifugio?

"Guai a non sognare anche le cose che sono irraggiungibili; ma quando si chiude il sipario, inizia la vita, quella vera e ancora più difficile per i tanti problemi che ci presenta: dove abito sto bene".

Una volta affermò: “I politici dovrebbero capire che non è vero che la divulgazione delle idee e del sapere non porta reddito”. Lo pensa ancora?

"Lo confermo. La cultura continua a essere uno degli ultimi problemi dell’agenda politica, lo vediamo dalle condizioni in cui versa il teatro; oggi non si mette più in scena Molière perché avrebbe dei costi importanti: magari lo si fa in forma ridotta, ma non è la stessa cosa".

Consiglierebbe a un giovane di incamminarsi sulla strada della recitazione?

"Voglio essere onesto: direi di no. Gli proporrei, insomma, di fare un bel giro di Mura perché oggi non ci sono più le motivazioni e l’interesse è attutito. A un giovane consiglierei di ingegnarsi a fare altro".