Il Giro in Garfagnana I ricordi di Paolinelli ”Quella tappa del ’62 e il traguardo tricolore“

Olimpio, 87 anni, è stato ciclista professionista e campione di podismo. Alla tappa lucchese di 61 anni fa fu ‘bruciato‘ sul traguardo volante . di Camporgiano, ma si rifece nella discesa verso Castelnuovo.

Il Giro in Garfagnana  I ricordi di Paolinelli  ”Quella tappa del ’62  e il traguardo tricolore“
Il Giro in Garfagnana I ricordi di Paolinelli ”Quella tappa del ’62 e il traguardo tricolore“

Dove andrà a vedere la tappa garfagnina del Giro d’Italia, Olimpio, martedì? "Me la guarderò in televisione. Me la gusto di più, in silenzio, magari sognando e ricordando il 1962 quando partecipai anch’io". Dall’altro capo del telefono c’è Olimpio Paolinelli, nato a Piegaio di Pescaglia, ma da tanti anni residente a Castiglione con la famiglia, classe 1936, dall’aspetto giovanile nonostante che le primavere passino. Ha svolto tanti mestieri, dall’agricoltore al boscaiolo, operaio, norcino, dipendente al Ciocco, forestale nel Parco dell’Orecchiella, senza dimenticare che è stato un ciclista professionista e campione con la C maiuscola di corsa in montagna.

Ci racconti quella tappa del Giro d’Italia del 1962, che attraversò la Garfagnana.

"Era la terza tappa Sestri Levante -Panicagliora (Pistoia), correvo con la squadra della Torpado e arrivammo da passo Carpinelli. Smaniavo dalla voglia di mettermi in mostra tra la mia gente. Stavo sempre davanti. Sul traguardo volante di Camporgiano fui battuto da Ercole Baldini. Poi nella discesa, tutte curve, verso Castelnuovo, riuscii ad andare via da solo e vinsi il traguardo tricolore di Castelnuovo, che era posizionato in Carbonaia. Rimasi in fuga per parecchi chilometri, ma mi ripresero sulle rampe della montagna pistoiese. Quel giorno vinse un campione che si chiamava Angelino Soler, forte scalatore spagnolo. Il giro lo vinse Franco Balmamion".

Come acquistò la sua prima bicicletta da corsa?

"Fu nel 1954, a 18 anni, una bicicletta usata, con i soldi ricavati nel tagliare le vetrici lungo il torrente Pedogna. In quegli anni, per il costo, avere una bicicletta non era alla portata di tutti. Io fui fortunato perché mio padre che si intendeva anche di meccanica me le aggiustò diverse volte. Mi ricordo che uno dei miei allenamenti era quello di andare dalla valle Pedogna, dove abitavo, fino Pisa, anche per vedere mia sorella Paola che frequentava le Magistrali in città. E’ stata l’unica di noi numerosi fratelli ad avere un titolo superiore e ha fatto l’insegnante per tanti anni".

La sua carriera sulle due ruote?

"Tra gli allievi nel Pedale Lucchese Poli colsi la prima vittoria a San Salvatore di Montecarlo. Quindi il passaggio tra i dilettanti nella Filigas di Santa Maria del Giudice, poi alla Brooklyn richiesto da mio nipote Mario Pieruccini, due anni meno di me, speranza del ciclismo toscano, morto poi tragicamente, investito da un’auto, in allenamento vicino a Pisa, davanti a me, che seguivo dietro. La morte di Mario mi allontanò per alcuni anni dalla due ruote. Poi la decisione di onorare la sua memoria con il ritorno alle corse nella Lastrense Gizak con 7 vittorie il primo anno e ben 13 nel secondo, insieme al record della salita del Ghisallo, cancellando quello di un certo Fausto Coppi. Così mi si aprirono le porte del professionismo. Mi voleva l’Ignis, dove avrei disputato il trofeo Baracchi a cronometro con Baldini. Andai nella Torpado e debuttai tra i Pro nel giro della Lombardia".

Poi la corsa in montagna.

"A 37 anni iniziai a dedicarmi alle corse podistiche con il G.S. Orecchiella, imponendomi in diversi campionati italiani di corsa in montagna e vincendo anche un titolo europeo ad oltre 40 anni. Anche nella Maratona (42,195 km) vinsi diverse gare e sono stato azzurro nelle gare di fondo e riserva alle Olimpiadi di Monaco 1972 di Giuseppe Cindolo, Franco Fava e Massimo Magnani".

Dino Magistrelli