Il caro-energia spinge le aziende sul baratro

Pieretti (Confindustria): "Forte preoccupazione: non escludo che qualche azienda del nostro territorio debba fermare la produzione"

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"C’è una forte preoccupazione: non escludo che qualche azienda del nostro territorio debba fermare la produzione per le ricadute del prezzo del gas, non posso assolutamente escluderlo": Tiziano Pieretti, vicepresidente con delega all’energia di Confindustria Toscana Nord nonché presidente della sezione Carta e Cartotecnica degli industriali, non nasconde che l’attuale crisi energetica con i prezzi letteralmente impazziti siano un rischio che anche le aziende del nostro territorio non possono a lungo sopportare. Il gas, principale risorsa energetica per molti comparti produttivi, è al centro di folle corsa al rialzo.

Pieretti, cosa sta succedendo circa l’approvigionamento delle materie energetiche?

"Facciamo i conti con un meccanismo che cambia di giorno in giorno, con grandi oscillazioni legate prima di tutto alla speculazione e alla situazione generale: in pochi giorni accade quello che non era successo in anni. Difficile per le aziende lavorare in queste condizioni".

In che misura si sono verificati aumenti?

"In un inverno "normale" le oscillazioni a metro cubo andavano da 20 a 35 centesimi, con il prezzo complessivo della produzione che veniva influenzato al massimo per il 30 per cento dal costo dell’energia; oggi lo scenario ci ha portato a prezzi massimi pari a 1,80 euro al metro cubo e minimi di 65 centesimi. Oltre ai prezzi è la volatilità degli stessi a rendere drammatica la situazione".

Manca il gas o è solo un problema di prezzi?

"Il prezzo dipende da molte cause, compresi gli stoccaggi che da tante parti non sono stati ampi; poi c’è la questione North Stream 2 con il braccio di ferro tra la Germania e la Russia, un progetto che è destinato a risolvere prima di tutto proprio l’uscita dal nucleare dei tedeschi, ma che ci creerà altra dipendenza da questi ultimi".

Da più parti si ipotizzano chiusure temporanee degli stabilimenti per evitare i picchi dei costi.

"Sì c’è il rischio concreto che si blocchi la produzione anche di alcuni stabilimenti delle nostre parti, non aggiungo altro perché sono scelte che spettano alle singole proprietà, ma è chiaro che ci sono difficoltà notevoli e non è impensabile a casse integrazioni o altri strumenti, se non nel cartario in altri settori, come emerso anche in un recente convegno".

Cosa può fare il governo?

"Lo Stato può e deve fare la sua parte, penso all’Iva sul gas che chiaramente in questo clima di prezzi straordinariamente crescenti sta dando ampi gettiti; così come potrebbe servire se Eni provvedesse a aumentare i quantitativi estratti in Adriatico: è talmente forte la spinta speculativa che potrebbe bastare persino l’annuncio".

Fabrizio Vincenti