Film Festival, sul tappeto rosso c’è il cast di Boris

L’edizione 2020 sarà aperta dagli attori della celebre serie tv a 10 anni dall’ultima puntata. "Il virus? Ci ha reso ’stagisti’ della vita"

"Devi stare muto, basso profilo, chiappe strette e sperare in Dio". Occhiaie sotto lenti giganti e maglione color depressione. Lorenzo, stagista, 36 anni, ribattezzato ‘lo schiavo’ dai colleghi bastardi. Quel consiglio, lo sputa all’altro stagista, Alessandro: come lui, è sbarcato in una troupe di Cinecittà dove sogna di diventare aiuto-regista. Resteranno invischiati in una melassa di sceneggiatori cialtroni, balle, budget all’osso, starlette ciniche. Tra imprese e fessaggini memorabili. Non è un caso che l’attore Carlo De Ruggieri (Lorenzo), sia fra gli ospiti del Lucca Film Festival. Con lui in città ci saranno altri volti del cast di ‘Boris’ la serie tv italiana che irride (e racconta) la tv italiana: Karin Proia, Antonio Catania, Alessandro Tiberi e (forse) Francesco Pannofino. L’ultimo episodio andò in onda 10 anni fa. La ricorrenza sarà omaggiata dal Festival aperto il 25 settembre dal red carpet dei protagonisti che, da Lucca, potrebbero soffiare rumors sulla quarta stagione in rampa per il 2022.

‘Boris’ ha vissuto una seconda giovinezza dopo il rullo su Netflix durante il lockdown. Giorni in cui quel “chiappe strette e sperare in Dio”, forse se lo sono ripetuto pure le tre menti dietro il Festival (Nicola Borrelli, Cristina Puccinelli, Stefano Giuntini) quando con gli altri 30 del team, a marzo, si sono trovati la kermesse congelata. Se lo è ripetuto un Paese, tornato stagista della vita a tirocinio dal virus. "Ma ora - confessa il trio Borrelli-Puccinelli-Giuntini - siamo pronti: siamo riusciti a salvare il formato del Festival. E’ un gesto di coraggio e amore per la cultura. Tutto sarà a prova di norme anti-contagio".

Non tutto sarà però come doveva. Morgan Freeman, 83 anni, un Oscar e 4 candidature in tasca, sarebbe dovuto sbarcare a Lucca. E qui girare per 4 settimane sotto la regia del gallese Peter Greenaway (che dal 2014 lo corteggia per questo ruolo) in ‘Lucca Mortis’: la storia di un canuto scrittore newyorkese a Lucca in cerca delle proprie origini. Col fiato della morte sul collo.

"Ma dentro - raccontano - ci sono molti sottotesti e chiavi di lettura. Nella sceneggiatura sua bisnonna in fasce, era stata lasciata davanti a un convento in città. Le riprese sarebbero coincise con parte del Festival di cui Freeman sarebbe stato ospite". Una delle sequenze da Lucca immortale? Freeman che passeggia e si imbatte in tre matrimoni, celebrati in tre chiese diverse della città. "Ma crediamo che resti tutto congelato per almeno un anno".

Un dolore per il Festival. Anche perché la scintilla della sceneggiatura era scoccata proprio a Lucca nel 2014. Ma quelle 2.900 ore a testa "cioè il calcolo - sorride il trio - di quanto lavoro c’è voluto alla trentina di persone in squadra per organizzare il tutto, sono servite". Mesi di riunioni a distanza, litri di caffè e perfino il colosso di Cannes che crolla: niente festival. Ma Lucca no, tira dritto. E il cartellone, alla fine, spunta. In città dal 25 settembre al 4 ottobre arriveranno Sandra Milo, musa di Fellini, regista a cui è dedicata l’edizione. E poi Elio Germano e Lech Majewski che presenterà l’anteprima del film Valley of the God con John Malkowich e Josh Hartnett. "Ma stavolta più che il pubblico ad aspettare le star sul red carpet in piazza del Giglio, in un certo senso saranno gli attori ad aspettare il pubblico".

Potere del virus: gli eventi in cinema e auditorium saranno a ingressi scaglionati con capienze massime di 200 persone e misure di distanziamento rigide. "Servirà la prenotazione via mail. Tutti gli eventi saranno gratuiti, distribuiremo noi mascherine gratis e misureremo la febbre. Ci saranno scaglionamenti massimi di 15 minuti".

Perché sulla prevenzione il trio ha scommesso tutto. Cercando già di iniettare il messaggio nella corteccia cerebrale di chi varcherà la soglia di cinema e auditorium. A partire dai social. "Dove - spiegano - siamo presenti con una campagna per il distanziamento sociale". Sì, ma con una strizzata d’occhio: per cominciare hanno scelto il fotogramma di Pulp Fiction dove John Travolta (Vincent) e Uma Thurman (Mia) ballano e si annusano su un twist di Chuck Berry, rigorosamente a 1 metro di distanza. "Sopra c’è la scritta: ‘fai come Mia e Vincent’, mantieni la distanza di sicurezza. Arriveranno immagini anche altre di altri film".

L’impresa più dura è stata mantenere in vita Effetto Cinema Notte, il format che ogni anno cambia pelle al centro storico, con quella di un grande set a cielo aperto. "Effetto Cinema Notte si farà, anche se in maniera diversa". Gìà, ma come? "Abbiamo abolito le aree tematiche in cui era divisa la città. In strade e piazze non ci saranno eventi". La ‘festa’ sarà nella trentina di locali e negozi che hanno aderito: qui si terrà la gara di costumi che saranno giudicati ‘porta a porta’ da una giuria-light di tre membri. In palio: 500 euro sponsorizzati da Confcommercio e assegnati nella serata Effetto Cinema Notte. Dentro ogni locale varranno le norme anti-contagio in vigore ogni sera.

"Oltre al concorsone ci saranno altre chicche" garantiscono. Come il materiale inedito utilizzato da Fellini per girare I Vitelloni per la mostra "Alberto Sordi, Fellini e i Vitelloni: 100 anni insieme".

Si terrà nello stesso Palazzo Pfanner utilizzato da Monicelli per il balcone settecentesco da cui il Sordi-marchese Del Grillo, scaglia frutta, pigne e monete incandescenti al popolo. Su quel loggiato tornerà anche Ricciotto (Giorgio Gobbi), il fedele servitore del Marchese. Gobbi presenterà qui “S’è svejatooo!”, il libro-urlo che racconta, da dentro, la pellicola di Monicelli. "Perché questo - riflettono Borrelli-Giuntini-Puccinelli - è un momento storico da vivere in chiave darwiniana: per un’occasione che si perde, se ne aprono altre. E solo chi si sa adattare meglio sopravvive”. L’altra faccia dello “star muto e sperare in Dio” biascicato da Lorenzo. "Sì, ma serve tanto coraggio" sorridono Borrelli, Puccinelli e Giuntini. Anche loro, come lui, a bottega fino all’alba, dopo la notte del virus. Anche loro stagisti, perché sognatori. All’opera per guarire il cinema di domani.

Claudio Capanni