
Tribunale (foto d'archivio)
Lucca, 9 febbraio 2015 - Due condanne e quattro assoluzioni. Questa la sentenza emessa dai giudici del collegiale Pezzuti, Billet e Fantechi al processo per la vicenda di presunta corruzione per i parcheggi dell’ex Safill di viale Giusti, oggi «Officina della Latta», che vedeva sei imputati. Inflitta una condanna a 2 anni di reclusione all’ex assessore comunale Marco Chiari per il solo reato di falso; 2 anni anche all’ex segretaria generale del comune di Lucca Tiziana Picchi, residente a Pontedera, sempre per falso. Pena sospesa per entrambi. Assolti tutti gli imputati dal reato di corruzione "perché il fatto non sussiste". Quindi assoluzione piena per l’ex direttore generale del Comune Massimiliano Volpi; per l'amministratore unico di Safill Alberto Baraldi e il geometra Fabio Giorgetti; accolta ovviamente la richiesta di assoluzione formulata già dal pm per l’ex amministratore Safill Umberto Pera. Nessun reato neppure a carico della società Safill srl, con sede a Massarosa, per la quale il pm aveva chiesto la condanna a una sanzione pecuniaria di 200mila euro. La vicenda risale al 2011. Secondo la Procura, Chiari spinse la Picchi ad attestare il falso nel verbale relativo alla delibera di giunta dell’8 marzo 2011, indicando che non aveva partecipato alla votazione della delibera di rinuncia del Comune all’usufrutto sul parcheggio dell’ex Officina della Latta in viale Giusti Giusti, in cambio di 400.000 euro. Cifra ritenuta non congrua dalla Procura. Invece, anche per i giudici, Chiari era presente e aveva espresso voto favorevole. Decisiva un’intercettazione telefonica tra Chiari e l'allora segretaria generale del Comune di Lucca. L’obiettivo, secondo l’accusa, era mettersi al riparo da problemi perché in quell’immobile di viale Giusti l’allora assessore Chiari aveva stabilito il proprio ufficio privato, con un contratto che la Procura riteneva una sorta di «merce di scambio» per i favori fatti alla Safill. Ma la sentenza ha escluso che si trattasse di corruzione, assolvendo tutti quanti.. L'avvocato difensore di Chiari, Sandro Guerra, parla di "una montagna che ha partorito un topolino: la corruzione proprio non c'era e per il falso ricorreremo sicuramente in appello".