
BARGA
Il festival Opera Barga 2021 si chiude nel segno della tradizione, che in questi ambienti vuol dire continua ricerca e riscoperta della musica e delle opere barocche; vivaldiane in particolare. Domani nell’auditorium San Francesco a Lucca e mercoledì 11 agosto sul piazzale del Fosso a Barga, Federico Maria Sardelli che certo non ha bisogno di presentazioni quando si parla di musica vivaldiana, alla guida della sua orchestra Modo Antiquo con i soprani Elisabeth Breuer e Silvia Tedla e il tenore Alessio Tosi, eseguirà la prima esecuzione assoluta de “La Ninfa e il Pastore“ (Serenata a tre) di Antonio Vivaldi una produzione di Opera Barga in collaborazione con il teatro del Giglio. Alla vigilia di questo ultimo appuntamento di Opera Barga lo abbiamo incontrato per una chiacchierata a tutto tondo su Vivaldi, Opera Barga e la musica.
Che direbbe Vivaldi del festival Opera Barga e delle sue produzioni barocche di questi anni?
"Penso che si commuoverebbe nel vedersi così tanto amato e rappresentato in un luogo dove ormai si è celebrato e si tiene accesa una fiammella vivaldiana da un ventennio buono. Barga la chiamiamo tra di noi il vivaldificio e quindi…".
E di Sardelli invece che direbbe?
"Secondo me se sentisse quello che faccio della sua musica non so quanto sarebbe contento. Anche se tentiamo di avvicinarci il più possibile a quella che poteva essere al tempo l’esatta interpretazione della musica barocca, non quella modernizzata di oggi, quasi rocckettara; nonostante questo tentativo di rigettare gli stereotipi barocchi, penso che siamo ancora distanti dalla verità storica del tempo. Credo che però apprezzerebbe la sincerità e l’amore con cui mi accingo alle sue partiture".
A Lucca e a Barga una serenata di Vivaldi pressoché sconosciuta. Perché Sardelli e Opera Barga la ripropongono? "Proprio perché c’era bisogno di farla conoscere e riascoltare. Esistono delle pieghe del catalogo vivaldiano che nascondo dei tesori se non inediti, degni però di essere riscoperti e rivitalizzati e tra questi c’è tale Serenata, che sono 40 anni che non si incide più… e noi la incideremo (fu incisa negli anni ’70). Un’opera per la quale adesso c’è bisogno di una rilettura e di un’altra consapevolezza filologica. Di mostrare anche qualche lato nuovo se non inedito e quantomeno inconsueto".
Tre motivi per non perdersi La Ninfa e il Pastore…
"Uno: è bella, non si discute; due: musica pressoché sconosciuta ai più; tre: a Barga (e a Lucca) ci si viene sempre volentieri".
L’ironia è sicuramente una delle doti che la rappresentano ma come si coniuga questo aspetto con la rigidità della musica classica e barocca? "Bisogna essere non tanto rigidi quanto accuratissimi e serissimi quanto si fa ricerca storica, non si può buttare tutto in caciara. Sulla ricerca del nostro passato bisogna essere seri. Punto. Ma una volta che ce l’abbiamo questo pezzo, questo documento, ci si scherza sopra, ci si ride felicemente. Non dimentichiamo che Vivaldi intitolò il suo Concerto per Violino in La maggiore “per LI COGLIONI“. Scrivendo a grandi lettere queste parole; una frase evidentemente destinata ai musicisti che dovevano eseguire questo brano e che magari non capivano. L’ironia, insomma, non è appannaggio dei soli vignettisti del Vernacoliere".
Luca Galeotti