E’ la natura a insegnarci il futuro

Francesco

Meucci

Un altro compito che abbiamo è quello di pensare al futuro e quindi di piantare un numero sufficiente di piante al suo posto (e non avendo in tasca altro che competenze da giardinieri della domenica, pensiamo che i 1300 promessi dal Comune siano comunque tanti...). Un altro compito ancora è quello di considerare gli alberi a Lucca come un qualcosa che va ben oltre l’aspetto naturalistico. Ed è qui che si gioca una partita davvero importante. Perché abbattere un albero a Lucca è come spostare una statua in una chiesa o togliere un quadro da una pinacoteca. E’ andare a incidere nel patrimonio storico, artistico e culturale della città; è intaccare e modificarne l’aspetto in modo decisivo e se non si sta attenti irreparabile. Per quanto indispensabile farlo, come già detto, altrettanto indispensabile è trovare una soluzione all’altezza. Per questo ci appare un po’ francamente fuori luogo il dibattito sul “salviamo lo storico tiglio“ poi sfociato nell’abbraccione all’albero di ieri pomeriggio. Un momento dove si può leggere solo il bisogno pretestuoso di attaccare l’amministrazione comunale per delle scelte che, francamente, fatichiamo a non condividere. Il che non mette Palazzo Orsetti a riparo dalle critiche. Ma in questo momento ci preoccupa molto di più cosa farà l’amministrazione comunale piuttosto di quel che ha già fatto. Perché è la natura stessa a insegnarci di dover prendersi cura del futuro. Ed è questo che oggi Tambellini e i suoi assessori devono fare: garantire che l’indispensabile manutenzione non diventi un cane che si morda la coda lasciando più danni che vantaggi.