REDAZIONE LUCCA

Dante e Gentucca Fu vero amore a prima vista

“Un visin di rosa bello tondo che tira ’cceci“. Alle parole poetiche del Sommo lei arrossì

Lo scrittore Giampiero della Nina oggi ci svela le curiosità, e i luoghi della nostra città, del fatale incontro di Dante con Gentucca, un amore a prima vista che lasciò il segno anche nei provvedimenti “restrittivi“ che in seguito il comune adottò nei confronti dei fiorentini.

La incontrò proprio là in Canto d’Arco, come da profezia di Bonagiunta Orbicciani. Dante Alighieri, aveva conosciuto il notaio e poeta lucchese, nel 1300, nel corso del suo viaggio in Purgatorio, confinato tra i golosi della sesta cornice. Prima ancora che i due si presentassero, Bonagiunta, parlava di una certa “Gentucca”, rivolto al poeta, tanto che Dante, gli si avvicinò e gli chiese, cosa intendesse dire.

Bonagiunta, gran mangiatore in vita, e grasso in relazione, ora era magrissimo, destinato a diventare ancora più magro perché condannato ad un digiuno forzato e quasi eterno. Con una certa fatica, gli rivelò che a Lucca c’era una giovinetta, che avrebbe incontrato ormai donna, e gli sarebbe apparsa talmente affascinante, da rendergli piacevole la stessa città, invisa ai più. Evidentemente il Bonagiunta lo aveva riconosciuto, come il poeta iniziatore della lirica amorosa, ma ne ebbe la certezza, soltanto quando ricevette dal divino poeta la risposta: "I’ mi son un che, quandoAmor mi spira, noto, e a quel modoch’e’ ditta

dentro vo significando".

Dopo circa 8 anni dall’incontro, Dante si ritrovò esule a Lucca e si piazzò proprio in Canto d’Arco, nel punto in cui via Roma, e via Santa Croce, si incrociano con via Fillungo e via Cenami. Da lì sarebbe sicuramente passata quella Gentucca, della quale tutti parlavano. Il Bonagiunta gliel’aveva descritta, con le stesse parole ispirate e ripetute da Custer De Nobili seicento anni più tardi: “ … un visin di rosa bello tondo,che tira ’ cceci, dorce come un melo,sempre pietoso e per lo piùe gioondo,e con un paro d’occhi di vangelocosì ben tagli a seme e insuccarati,che quando, per prega’, s’èrzano ar cèlo,lo puliscin da tutti i ssu’ torbati”. Con tale descrizione il poeta non poteva sbagliarsi. Infatti appena la vide, la riconobbe; le si avvicinò e le disse che era ancora più bella di come

gliel’avevano rappresentata. Gentucca arrossì ma non poté nascondere la sua simpatia ed il suo interesse per il Divino Poeta. Fu un amore a prima vista, etereo, spirituale, ma di grande intensità. Qualcuno dice che si trattasse di Gentucca Morla; altri parlano di Gentucca Fondora. Non è fondamentale saperlo: per noi resta soltanto Gentucca.

Per certo possiamo dire che i fatti narrati risalgono intorno al 1307 – 1308. Non più tardi, come qualcuno aveva ipotizzato, considerato che il 31 marzo 1309, il comune di Lucca vietò agli esuli fiorentini il soggiorno nella città.

Giampiero Della Nina