
Dal Nevada a Lucca per cercare i propri parenti. Quella di Deeanna Nieri e Jeff Eller non è una vacanza come le altre, ma un vero e proprio viaggio alla scoperta delle proprie origini, quelle di lei in questo caso. "Sono qui per trovare la mia famiglia". Esordisce così, con gli occhi colmi di entusiasmo. Deeanna è nata 62 anni fa negli States, ma il suo sangue è italiano, per metà lucchese e per l’altra pugliese. Alle sue spalle c’è una tipica storia all’italiana di parenti emigrati oltreoceano per coronare il sogno americano. Ad imbarcarsi, più di 80 anni fa, fu il nonno, Paolino Nieri, nato a Lucca nel 1902, da mamma Marianna e da papà Alfredo. Appena minorenne Paolino decide di lasciare la sua casa in San Cassiano a Vico e trasferirsi in America, a Dayton per l’esattezza. Un piccolo paesino del Nevada, dove ci vive una grande comunità di italiani. Qui lavora prima nella ferrovia, poi conosce quella che diventerà sua moglie, Gilda Parlante, siciliana di origine, e inizia a lavorare nel ranch dei suoceri. In Italia non tornerà più.
Qui, parallelamente, vivono i suoi due fratelli più piccoli: Iacopo e Armido Nieri. Nomi che a Deeanna non dicono proprio nulla. Non solo non ha mai conosciuto la famiglia del nonno, deceduto nell’agosto del 1978, ma è riuscita a ricostruire questo albero genealogico solo due giorni fa, grazie ad un operatore dell’ufficio comunale che l’ha aiutata con le ricerche. "I fratelli di mio nonno sono entrambi deceduti - racconta - rispettivamente nel 1990 e nel 1994. Ma qui a Lucca dovrebbero esserci i figli, o i nipoti. O almeno spero". Di loro sa solo che si sono sposati entrambi: Iacopo con Maria e Armido con Olga. Dai social non emerge niente, Nieri è un cognome troppo diffuso.
Dalla borsa tira fuori una pila di fogli: certificati di nascita, vecchi registri degli imbarchi dall’Italia all’America, foto sbiadite dal tempo. "Li cerco da tutta una vita" dice con la voce emozionata. E le ricerche l’hanno portata qui. Con il marito vennero la prima volta a Lucca circa 15 anni fa. In quell’occasione riuscirono solo a raggiungere quella che dovrebbe essere la casa da fanciullo del nonno. "Abbiamo chiesto informazioni all’info-point una volta arrivati in città - racconta - e un tassista ci ha portati in una via. Siamo entrati in un bar chiedendo in giro e un uomo anziano ci ha indicato una casa. Purtroppo però non ci viveva più nessuno". Così ha deciso di ritornare e riprovarci. Certo non si aspettava che da una semplice chiacchierata con una dipendente dell’hotel (i coniugi alloggiano al Grand Universe) nascesse poi un’intervista. Un passaparola e un’attenzione che ovviamente le regalano maggiore speranza.
"Rimaniamo a Lucca per una settimana - aggiunge il marito Jeff - ma se c’è da prolungare lo faremo". E noi, oltre alla speranza, speriamo di poterle dare anche un aiuto concreto. Chissà, tra i lettori ci sarà qualcuno cui questa storia suonerà familiare. Nel caso non esitino a contattare i coniugi tramite il nostro giornale o il Grand Universe.
Teresa Scarcella