Consultorio giovani: "Sempre più accessi per problematiche di tipo psicologico"

Dalle richieste al ruolo delle famiglie al sistema scolastico passando da social e web. Tanti i temi affrontati con Patrizia Fistesmaire, responsabile unità funzionale Consultoriale Piana di Lucca dell’Asl.

Consultorio giovani: "Sempre più accessi per problematiche di tipo psicologico"

Consultorio giovani: "Sempre più accessi per problematiche di tipo psicologico"

L’ultimo caso, pochi giorni fa. A S.Anna quattro giovani sono stati arrestati dopo aver dato vita a violenze per futili motivi. Il mondo giovanile pare sempre più in preoccupante ebollizione anche qui. Abbiamo chiesto a Patrizia Fistesmaire, responsabile unità funzionale Consultoriale Piana di Lucca e responsabile unità operativa complessa di Psicologia della continuità ospedale territorio dell’Azienda Usl Toscana nord ovest, di fare un punto della situazione.

Qual è la situazione, dal suo osservatorio, dei giovani lucchesi?

"Registriamo un incremento degli accessi dei giovani che si rivolgono ai Consultori giovani portando un problema psicologico. Si tratta sia di adolescenti che di giovani adulti: una fascia che va dalla fine delle scuole medie all’età adulta. La domanda principale è quella di un sostegno nelle relazioni affettive e sessuali nella ricerca di sé e della propria autostima. Spesso il disagio è legato a problematiche familiari o scolastiche, alla relazione con il proprio corpo, altre volte il giovane soffre per conflitti con i coetanei, subisce fenomeni di bullismo o oltre violenze. Chi si presenta ai nostri ambulatori, dove si accede in modo diretto e gratuito, ha un livello di consapevolezza già evoluto e una motivazione strutturata, ma non tutti i giovani che soffrono di un disagio riescono a rivolgersi direttamente ad un servizio. Ci sono condizioni di sofferenza dove è necessario un percorso di valutazione e di cura, ovvero i Servizi per la salute mentale".

In molti invocano la noia come prima giustificazione per certi comportamenti: è così?

"La noia è sempre stata una caratteristica dell’adolescenza perché, in quella fase, il mondo interno e quello esterno sono in continuo divenire. La mancanza di stimoli contribuisce a sperimentare un senso di vuoto, d’incompletezza, d’insoddisfazione; spesso si traduce in uno stato apatico in cui si vede il tempo che scorre senza viverlo. Interi pomeriggi sul letto, o navigando senza meta sui sociali, nel web. Uno stato d’animo che porta alla demotivazione e alla passività che può anche sfociare in reazioni aggressive. Talvolta, contro la noia si compiono azioni che hanno funzione di anestetico".

Quali sono le problematiche più rilevanti che mostrano i giovani della nostra zona?

"Rispetto ai dati di salute presenti nell’ultimo rapporto regionale non si registrano particolari differenze tra i giovani lucchesi e gli altri toscani. I giovani valutano abbastanza positivamente il proprio benessere fisico e quello psicologico emotivo, rispetto alla media nazionale, e così la qualità del rapporto con il proprio territorio, il senso di comunità. Tuttavia, l’analisi effettuata da Giovani sì, mostra che, nel territorio lucchese, un elemento critico è rappresentato dal ritardo della transizione tra scuola e lavoro".

Le famiglie che ruolo stanno giocando e quanto pesano eventuali situazioni di tensione al loro interno?

"Dalla letteratura si è visto che l’autostima aumenta se si hanno relazioni positive con i propri genitori. E sentirsi amato, accettato, determina uno stato di sicurezza, una risorsa fondamentale anche nei momenti di fallimento, di tristezza a cui la vita inevitabilmente esporrà. I modelli di famiglia sono diversi, così come quelli educativi, ma è importante mantenere saldo il timone tra le mani dei genitori. Genitori che hanno un progetto educativo, che lo condividono sia che siano una coppia salda, sia se vanno incontro ad una separazione. Non è il figlio che guida la nave, altrimenti sarebbe rischioso per tutti".

Un consiglio alle famiglie che si trovano a gestire situazioni problematiche con i figli?

"Le famiglie attuali hanno nuovi compiti e nuovi obiettivi rispetto a quelle del passato, perché la trasformazione sociale e culturale è stata molto intensa. Se ci fosse un’abilità, una carta capace di far vincere tutti, questa è la negoziazione. Si tratta di un’arte antica, tramandata nel tempo. La partita tra famiglie e figli non ha vinti e vincitori, vince uno se vince l’altro. Bisogna smettere di chiedere ai figli di essere come li vogliamo noi o di rispondere ad aspettative che sentiamo tradite".

Inevitabile anche un riferimento al sistema scolastico: può ancora incidere e come?

"La scuola è l’agenza formativa che aiuta a crescere, la palestra che allena. La scuola e la famiglia possono dare fiducia ai giovani manifestando un interesse concreto di ascolto. Il linguaggio è un legame importante di riconoscimento, e le generazioni diverse possono incontrarsi quando ci si sforza di parlare la stessa lingua. Nelle città di maggiori dimensioni, ma qualche segnale arriva anche da noi, soprattutto in centro storico, si assiste alla creazione di vere e proprie “bande“, spesso guidate da giovani originari dell’estero, ma con al loro interno anche ragazzi italiani. I giovani si sono sempre uniti in gruppo, è nel gruppo che si trova conforto e si realizza il processo di separazione dal sé infantile. Il gruppo rappresenta un qualcosa in più della somma dei singoli, è un’entità a sé, sia in senso costruttivo che distruttivo. Oggi ci sono vari modi “per prendersi spazio“. Attaccare gli altri, così come attaccare sé, denota tutto sommato la riluttanza a costruire qualcosa; un’assenza di futuro e di fiducia".

C’è anche un qualche effetto pandemia?

"Se prima della pandemia si riconosceva un disagio diffuso, anche in termini depressivi, dopo sono aumentate le azioni, le scorribande; è indubbio che questo tipo di fenomeni meritano attenzione. C’è bisogno di ricompattare il tessuto sociale e di una politica giovanile più incisiva".

Fabrizio Vincenti