Commercialisti nel mirino. Violavano l’antiriciclaggio

Accertamenti della Guardia di finanza: studi nei guai a Capannori e Viareggio. Uno aveva 98 clienti rumeni ritenuti evasori, l’altro “copriva“ 17 contribuenti.

Commercialisti nel mirino. Violavano l’antiriciclaggio

Commercialisti nel mirino. Violavano l’antiriciclaggio

La Guardia di finanza di Lucca prosegue negli interventi a tutela dell’economia legale. I finanzieri hanno contestato oltre cento violazioni agli obblighi antiriciclaggio, tra cui l’omessa segnalazione di operazioni sospette.

Proseguono, infatti, sulla scia di quanto fatto negli anni scorsi, le attività di polizia economico-finanziaria finalizzate al monitoraggio del corretto adempimento degli obblighi previsti dalla disciplina antiriciclaggio da parte dei soggetti obbligati.

In particolare, nei primi mesi di quest’anno, sono state svolte dal locale Nucleo PEF due differenti attività ispettive nei confronti di professionisti giuridico-contabili (di cui uno con studio di commercialista a Viareggio e uno studio associato a Capannori) i cui presidi antiriciclaggio, sulla base degli elementi raccolti nel corso di precedenti investigazioni di polizia giudiziaria, apparivano potenzialmente non idonei a soddisfare i requisiti richiesti dalla normativa di riferimento. In sostanza i loro nomi erano saltati fuori perché collegati a evasori o società finite sotto inchiesta.

E così i successivi riscontri operativi effettuati sul campo dagli specialisti del Nucleo hanno consentito di accertare, nel caso di Viareggio la totale assenza del presidio antiriciclaggio e il conseguente accertamento di violazioni amministrative in relazione a ben 98 clienti dello studio, tutti rumeni evasori totali o paratotali, mentre nell’altro due distinte condotte omissive, tra cui l’omessa segnalazione di operazioni sospette all’UIF per 17 clienti.

Si tratta di illeciti ritenuti dal legislatore piuttosto insidiosi, che prevedono anche sanzioni irrogabili dall’Autorità preposta per importi fino a 50.000 euro. La Guardia di finanza ricorda, infatti, che il fine della normativa di cui stiamo parlando è quello di consentire l’individuazione di situazioni a rischio, così come tratteggiate dai specifici indicatori di anomalia nella disponibilità dei soggetti obbligati, funzionali poi all’invio all’U.I.F. di eventuali segnalazioni di operazioni sospette connesse a motivi di riciclaggio o di finanziamento del terrorismo. In tale contesto, l’azione del Corpo ha come scopo quello di verificare il buon funzionamento del sistema di prevenzione antiriciclaggio, concentrando le risorse verso i soggetti e i fenomeni più a rischio, ove si rileva una maggiore vulnerabilità all’immissione di patrimoni illeciti nell’economia legale.