REDAZIONE LUCCA

“Astor“, quei giocatori che facevano sognare

Diventa un libro la storia della realtà calcistica degli anni ’50 e ’60 che trionfava nei campionati giovanili e “riforniva“ di atleti perfino la Lucchese

"Sole sul tetto dei palazzi in costruzione, sole che batte sul campo di pallone, e terra e polvere che tira vento, e poi magari piove"...

I versi de “La leva calcistica del ’68“ di Francesco De Gregori appaiono quasi scontati se si vuole raccontare questa storia. La storia di una società giovanile di calcio (e tante formazioni e squadre che si sono avvicendate nel tempo), forte, fortissima, con i suoi giocatori dalle maglie di lana grossa che giocavano con il pallone di cuoio marrone scuro e che tra la "polvere e il vento" segnavano raffiche di gol.

Quanti ricordi: gli allenamenti all’Acquedotto – certo, un po’ diverso da oggi – senza pali delle porte e senza righe per terra; il loro “stadio“, l’ex campo Balilla sugli spalti delle Mura; il freddo degli spogliatoi in quei sotterranei oggi chiusi da cancelli arrugginiti e sui quali il Comune vuole apporre una targa commemorativa. E poi le cene da “Bernardino“ e la festa di fine anno per stare tutti insieme tra chiacchiere e risate, dove non c’erano telefonini a spezzare l’incantesimo di un’amicizia che si amalgava anno dopo anno tra vittorie e nuovi giocatori.

Erano tempi in cui i soldi erano pochi, e poche anche le esigenze, ma in cui non mancava la solidarietà: un esempio? Quell’aiuto economico arrivato da una misteriosa e facoltosa contessa della Lucchesia, rimasta anonima. Gli appuntamenti al campo da calcio venivano fissati a voce, le code di auto dei genitori formavano un lungo torpedone per le trasferte. E poi c’era la cosa più importante di tutte: la voglia di divertirsi insieme. Grazie a tanti ex atleti oggi la storia di questa società prende nuovamente forma e vita non più solo grazie ai ricordi, ma anche grazie ad un libro di ben 200 pagine dove testi e fotografie ci riporteranno indietro nel tempo, all’Astor Lucca degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso.

Un volume che sarà presentato il 20 maggio alla ex Casa del boia – e che ha avuto il patrocinio del Comune di Lucca e la sponsorizzazione della Fondazione Crl – al quale parteciperà nientedimenoche anche il tecnico campione del mondo Marcello Lippi che con la sua “Stella Rossa“ Viareggio nel ’63 giocò proprio al trofeo “Settembre Lucchese“. Un volume che vuole anche rendere omaggio a don Sirio Valoriani, sacerdote di grande carisma e uomo eccezionale.

Perché tutto parte proprio da qui. Anzi, da lui. Da don Sirio, allora parroco di San Michele, San Paolino e Sant’Alessandro, presidente dell’Azione Cattolica Lucchese, impegnato nei movimenti della scuola e presidente della società sportiva di calcio Astor Lucca; una persona con qualità e doti fuori del comune sia come prete che come uomo, una figura indimenticabile per molti lucchesi, anche per la sua forte e impegnativa presenza nella missione di Rio Branco in Acre in Brasile. Oggi don Sirio Valoriani non c’è più, è scomparso il 7 dicembre 1990: ma ci sono quei ragazzi – ormai uomini – del ’50 e ’60 cresciuti con i suoi insegnamenti e che hanno sicuramente trasmesso a loro volta i valori a figli e nipoti. E dunque la protagonista: l’Astor Lucca che sembra nascere, come squadra di calcio giovanile, nel 1956 fondata da proprio da don Sirio Valoriani: sede in piazza del Suffragio, in un locale adibito a canonica accanto alla chiesa, venne chiamata “la squadra dei cattolici”. A differenza di tutte le altre squadre – espressioni di quartieri, frazioni e paesi – l’Astor era una squadra senza una tifoseria. Anzi, un po’ per le ripetute vittorie e forse anche per il fatto di essere nata da un’idea di autorevoli esponenti politici locali, l’Astor non era proprio benvoluta. Le avversarie principali erano Nova Juventus, Caf, San Concordio, Pontetetto, Aquila S.Anna, Lappato, San Vito, San Pietro a Vico, Lucchese ed altre dei paesi limitrofi.

Il primo presidente fu un professore universitario: Piergiorgio Camaiani a cui subentrarono Luciano Fava, Piero Madrigali, Giorgio Fossati, Manlio Fulvio e Lombardi. Nel Direttivo si sono susseguiti anche Mirio Mei, Franco Ravenni, Giacomo Bergamaschi e l’accompagnatore Umberto Rocchi. Il primo allenatore è stato Walter Fistersmayer a cui seguiranno, tra gli altri, Ottavio Bertini, Silvano Carassiti, Mino Mini, Renato Bonino, Gianni Simonetti ed Emo Roffi. Altri personaggi che hanno contribuito ai successi dell’Astor sono stati nuovi dirigenti con vari titoli e mansioni quali: Maffei, Angelini, Luciano Nottoli, oltre ai massaggiatori Giorgio Mitchell ed Ettore.

Nell’arco di nove anni – dal 1959 al 1968 – l’Astor Lucca fece incetta di vittorie: campionati provinciali, regionali, tornei di prestigio (Coppa Serchio, Torneo Gabrielleschi). Fu una fucina di giocatori molti dei quali vennero presi immediatamente dalla Lucchese e anche da altre squadre nazionali importanti, ottenendo successi, come professionisti. Nel 1960 l’Astor vinse il campionato Allievi, andando a disputare le finali regionali toscane a Pisa. I giocatori dell’Astor indossavano maglie rossoblu del Bologna, regalate dalla Società Felsinea in cambio di Del Frate ed Alessandro Sartini (detto “Coccino” per il suo carattere tutt’altro che accondiscendente). Ferruccio Valcareggi lo prese al volo, interrompendo un provino nel quale erano impegnati i due giovani lucchesi. Di quella squadra facevano parte giocatori alcuni dei quali intrapresero poi la carriera professionistica.

Nel 1961 l’Astor vinse il Campionato provinciale del C.S.I. (Centro Sportivo Italiano) e poi il Campionato Regionale e tra il ’62 e il ’63 molti giocatori, per la loro bravura e per i loro successi, vennnero adocchiati e presi dalla Lucchese.

La storia dell’Astor finisce nel 1968. Ma non finiscono le sorprese perché scartabellando tra i più remoti ricordi è emersa una fotografia che ha lasciato tutti un po’ spaesati. Un’immagine di una Astor del 19491950: che sia un’altra Astor o la mamma di quella di don Sirio Valoriani?

Al prossimo libro dunque!

Cristiano Consorti