Ammazzò la madre Presto la sentenza

Depositata dalla difesa la dichiarazione di ammissione. A settembre parlano i periti. Il verdetto finale a ottobre

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Potrebbe arrivare entro pochi mesi, forse già in ottobre la sentenza nei confronti di Andry Bockshan, il 29 enne ucraino che il 4 marzo 2020, forse in preda a un raptus di follia, uccise a coltellate nella cucina dell’abitazione dove abitavano insieme in via Roma 3 a Camaiore, la madre Larisa Smolyak di 49 anni. Nei giorni scorsi si è svolto il processo in Tribunale a Lucca in Corte d’Assise, presidente il giudice Nidia Genovese. L’avvocato difensore del giovane imputato che già al momento dell’arresto aveva confessato l’atroce delitto, Sara Andolfi, ha depositato una dichiarazione di ammissione di colpa. Il processo è stato aggiornato a fine settembre quando in aula saranno ascoltati i periti e i consulenti di parte che offriranno ciascuno la ricostruzione tecnica di quanto avvenuto quel pomeriggio di inizio marzo in quell’appartamento angusto di 30 metri quadrati dove convivevano madrea e figlia venuti dall’Ucraina. A seguire, a ottobre, ci saranno le discussioni con le richieste del Pm Lucia Ruganio e con l’arringa difensiva dell’avvocato Sara Andolfi.

Il fatto di sangue che sconvolse Camaiore si consumò come detto alle 3 di pomeriggio del 4 marzo del 2020. Dopo aver compiuto l’efferato delitto, il Bockshan chiamò il 112 confessando tutto l’accaduto. L’omicidio è avvenuto nella cucina dove Andriy trovò il coltello con cui ha infierito più e più volte sull’esile corpo della madre, affetta da una malattia degenerativa che la costringeva ad appoggiarsi a un bastone per camminare. Magrissima, impedita in parte nei movimenti, la donna ha sicuramente stentato a difendersi, restando agonizzante, distesa a terra, in una pozza di sangue. "Non riuscivo più a fermarmi", ha detto il matricida quando venne arrestato dai carabinieri. Andriy e la madre, poche ore prima, erano andati insieme a fare la spesa al supermercato Conad di viale Oberdan. Dopo il rientro per il pranzo, deve essere accaduto un diverbio, forse per motivi di soldi, e quel ragazzo taciturno, sempre a testa bassa con passi brevi e regolari, è come ‘esploso’. Non era più la persona di un’ora prima col cestino della spesa.

Paolo Di Grazia