Nato nel profondo sud ho condiviso la mia infanzia con tanti contadini sempre apprezzando la loro fatica e sobrietà. Mi affascinavano soprattutto le loro terapie naturali alcune “esportate” addirittura nelle trincee della prima guerra mondiale quali il decotto di foglie di ulivo per sterilizzare i ferri chirurgici in un ambiente ove era più facile morire di tifo che di pallottole. In particolare mi affascinava la cura delle ferite da taglio molto frequenti nel periodo delle vendemmie quando, con le forbici da uva, ci si procurava pesanti ferite.
Ricordo in questi casi la corsa dello sfortunato verso l’annesso agricolo alla ricerca di una ragnatela con la quale avvolgere il dito. Il sangue si fermava velocemente e si poteva ritornare a lavorare. La moderna medicina ha spiegato il successo di queste antiche terapie; la tela del ragno è ricchissima in fibrina e vitamina K entrambe molecole dal fortissimo potere emostatico.
In mancanza di ragni si spremeva sulla ferita il succo d’uva ricco in acido acetico ottimo coagulante. Ed anche questa terapia è antica quanto l’uomo. Per i soldati romani ad esempio era obbligo portare con sé una fiasca di Posca una bevanda fatta con acqua e aceto; serviva a dissetarli, ma anche a disinfettare eventuali ferite. Ora l’aceto è relegato a semplice condimento, ma in fitoterapia ha ancora un posto d’onore.
Nelle faringiti ad esempio utile fare delle colluzioni con una tazza di acqua calda e poche gocce di aceto; il suo potere battericida è enorme e soprattutto è un modo per non assumere farmaci. Il tutto ovviamente a costo zero. Lo stesso si può fare in caso di piccole ferite domestiche. Se poi nella nostra insalata versiamo generose quantità di olio ed aceto, l’attività antimicrobica di questi alimenti sarà immensa, sia che si tratti di aceto bianco o rosso o aceto di mele.
Bisogna a questo punto sfatare un mito e cioè l’uso dell’aceto come dimagrante. Il tutto nasce dal romanzo di Flaubert “Madame Bovary“ ove la povera Emma pur di apparire più bella al suo amante inizia a bere aceto per perdere chili; il risultato è allarmante; comparve, ci racconta Flaubert, una tosse stizzosa e continua con notevoli fastidi allo stomaco. Conclusione: lasciate stare l’aceto come dimagrante e per dimagrire mangiate meno e fate più movimento.