
L’ex faraone, inventore del mito, presenta il libro scritto a quattro mani col giornalista Galli . E boccia la nuova Via dell’Amore: "Troppo hollywoodiana. E deve essere gratis per tutti i liguri".
Più che l’autobiografia personale dell’autore, è la biografia di un intero territorio visto e raccontato lungo l’arco temporale di cinque decenni. ’L’amore per le Cinque Terre’ di Franco Bonanini– che ne ha lasciato i diritti alla Pubblica assistenza della sua Riomaggiore – è la storia intensa, scritta a quattro mani con il giornalista Gianni Galli, di una vita vissuta per la propria terra. Una vita, quella trasferita su carta, in cui è stata solo accennata e non affrontata la parte legata alla vicenda giudiziaria che lo ha visto coinvolto in prima persona e che ha decapitato nel 2010 l’ex dirigenza dell’ente di Manarola. Prima presidente della Cooperativa Agricola delle Cinque Terre, poi sindaco di Riomaggiore e poi, ancora, presidente di quel Parco che, grazie a lui, assurge a bene nazionale, Bonanini è stato protagonista di quei cambiamenti epocali che in quarant’anni hanno consegnato le Cinque Terre all’onore del mondo. Un modello osservato, apprezzato e studiato da università di vari continenti, per le battaglie ecologiche, la salvaguardia dell’autenticità del paesaggio e la sfida, sempre aperta della sostenibilità turistica.
È stato presentato nei giorni nella sede di Confartigianato, il libro ’L’amore per le Cinque Terre’, nell’ambito di un evento moderato da Paolo Ardito, caporedattore de Il Secolo XIX. "Nel libro – spiega il direttore dell’asociazione Giuseppe Menchelli – Franco Bonanini racconta cinquant’anni di questa terra: una storia che si conclude con la sua attività amministrativa e parte dall’apertura della via Litoranea che l’autore definisce ’vera tragedia culturale di una comunità’. L’apertura di questo accesso, rendendo possibili le comunicazioni, aveva anche facilitato, infatti, il trasferimento dei giovani in città e il conseguente abbandono dei paesi. Un esodo che ha portato quindi anche l’abbandono delle opere più caratteristiche di queste zone: i duemila ettari di terrazzamenti e muretti a secco". "Se oggi non ci fosse la Litoranea – dice Franco Bonanini – sarebbero guai, ma allora, negli anni ’60, noi a Riomaggiore ci siamo sentiti anacronistici nel modo di fare, vestire e pensare. A 17 anni, a seguito della morte di mio padre, siamo rimasti senza un soldo perché era l‘unico in famiglia che lavorava, quindi mia mamma è andata a lavare i piatti e io ho fatto 4-5 anni a Riomaggiore a ritirare la spazzatura, in un’epoca in cui non c’erano ancora i sacchetti ma si buttavano i secchielli. Un’esperienza dura che però ha rappresentato anche un’opportunità. Poi ho studiato da geometra, ho conosciuto Renato Oldoini che è stato un amico che ha saputo capirmi, e il sindaco era Franco Bordone. Forse, anche per questo vuoto che si era creato dentro di me, mi fece piacere misurarmi nell’iniziativa sociale che stava nascendo: nel marzo del 1973 infatti è nata la cooperativa agricola. Da quel momento, è iniziata la ’nostra scommessa’ che ci ha portati nello stesso anno al marchio Doc per i vini, poi nell‘80 alle due monorotaie di Volastra e nell‘82 alla cantina sociale: è lì che ci siamo detti che ce la potevamo fare".
L’incontro non ha posto solo l’accento sulle tantissime iniziative che Bonanini ha contribuito a realizzare, migliorando la qualità della vita di questi luoghi e di chi li abita – dall’assistenza a domicilio agli anziani al potenziamento dell’acquedotto, dalla metanizzazione alla tv via cavo fino all’adsl e ai bus elettrici gratuiti –, sottolineate sono state anche le opere alla fine non concretizzate. Una su tutte la funivia. Un progetto sul quale Confartigianato ha detto, per bocca del direttore Menchelli, di voler tornare con una proposta green da sottoporre alla valutazione dei comuni rivieraschi e della Val di Vara: un binario di una funicolare che potrebbe scaricare i flussi di turisti sui sentieri, rivitalizzando tutta la bassa Val di Vara e fornendo una risposta efficace anche al problema dell’overtourism". Termine, quest’ultimo, che Bonanini rifiuta: "Il pericolo più grande che vedo è che, a forza di invocare l’overtourism, poi la gente si scocci". Controcorrente è anche il suo giudizio sulla nuova Via dell’Amore. "La odio – esclama Bonanini –. Pensare che hanno buttato via l’arenaria a favore di quel plasticone me la fa sentire come hollywoodiana e non rurale quale è sempre stata per noi di Riomaggiore. E’ stata realizzata con 24 milioni della Regione che sono soldi di tutti, per questo la renderei gratuita ai liguri tutti. Ma anche per gli altri 27 euro di biglietto ritengo siano un vero e proprio pugno allo stomaco".
Alma Martina Poggi