
Era, presumibilmente, il 1° ottobre del 1945 quando il piroscafo Concordia, navigando al largo della Spezia, si scontrò contro una mina vagante che non era stata recuperata dopo la guerra. Lo scoppio, che s’immagina terribile guardando lo squarcio lasciato sulla fiancata sinistra, fece colare a picco l’imbarcazione due miglia fuori dall’isola del Tino. Un naufragio avvolto nel mistero: poco si sa di quel che accadde, soprattutto riguardo le sorti dell’equipaggio.
Quello che resta oggi è un relitto appoggiato sul fondo del mare. Su questo scheletro ferroso, divenuto un polmone di vita a 43 metri di profondità, un gruppo di 8 subacquei ha posato una targa commemorativa del 75esimo anniversario dell’affondamento: Cesare Balzi, Kevin Bergamini, Alessandra Bertocchi, Vincenzo Capraro, Marcello Di Francesco, Ivana Marullo, Lorenzo Rossi, Diego Secchi, Giovanni Torre. Un omaggio a una storia che ha ancora molte parti oscure e ad uno dei due relitti più importanti e visitati del Golfo della Spezia, la cui esplorazione è riservata agli esperti. Lorenzo Rossi è il titolare del Sub Diving Center di Fiumaretta, che ha organizzato una serie di immersioni sull’ex Concordia. "Appoggiato su un fondale sabbioso e pianeggiante, è diventato un punto di ripopolamento, un’isola felice fatta di gorgonie, ammantata da pesci, rifugio di astici, una macchia di colore in mezzo al niente. Pur essendo lì da 75 anni, il livello delle lamiere e delle strutture è integro e in assetto di navigazione; le condizioni sono ottime, nonostante siano rimaste incagliate reti a strascico". Storia, cultura ed una forma di turismo alternativo per l’incoming nel nostro territorio. "Cerchiamo di creare eventi per attirare l’attenzione del pubblico subacqueo – spiega Rossi –, che con le famiglie, può creare un indotto". Lungo 33 metri e largo un massimo di 6, con un pescaggio di 3 e una stazza lorda di 124 tonnellate, il relitto del Concordia è affondato 6 mesi dopo la fine della guerra, a causa di una mina vagante non recuperata: un evento accidentale, secondo le ricostruzioni, ancora largamente lacunose.
Non si sa, infatti, se nel naufragio di questo piroscafo utilizzato per il trasporto merci sia morto qualche navigante. Una vicenda approfondita da Cesare Balzi, istruttore subacqueo appassionato di relitti, che con il suo lavoro di ricerca ha acceso un faro sugli eventi. Costruito nel 1892 nei cantieri Raylton Dixon & Co. Ldt. di Middlesbrourgh, il piroscafo venne avviato in Gran Bretagna e venduto all’armatore Arnaldo Cobebò di Livorno nel 1927; dopo due cambi di proprietà, fu Santo Comis a rinominarlo Concordia. Dal 1936, venne utilizzato per il trasporto merci sulla linea Catania-Spezia. Sopravvissuto ad un primo affondamento a Formia nel ‘43, andò incontro al suo destino nel ‘45. La presunta data di affondamento risulta il 1° ottobre 1945, come riportato nel testo ‘Navi mercantili perdute’ curato dall’ufficio storico della Marina. Secondo il recupero di elementi a bordo effettuato anni dopo da alcuni palombari, trasportava materiali ferrosi. A chiudere, sottolineando il valore di questa esperienza, è il fotografo Marcello di Francesco, autore degli scatti. "Di solito, queste targhe vengono apposte per il centenario, ma abbiamo deciso di anticipare: un’operazione storica e di riscoperta emozionante. Non sai mai come lo troverai, non c’è certezza sulle condizioni e sulla visibilità, è come l’incontro con un essere vivente. C’è sempre un alone di mistero: quando fai immersioni in questi relitti senti sensazioni particolari, vai a ricercare e a rivivere situazioni che restano celate".
Chiara Tenca