Un attimo prima che le cose accadano

Migration

Roberta

Della Maggesa

Trasandato, ma con lo sguardo da divo. Tombeur e scostante, spavaldo e di ottocentesco garbo. Attraverso di lui è passata la storia della città, nel suo otturatore sono rimasti folgorati tutti e tutti a loro agio: il barbone dei portici e il politico senza stagioni, l’arsenalotto autocompiaciuto e l’imprenditore del riscatto, il mafioso e l’uomo di fede. “Uscite tutti, che mi scappa di fumare’’. E avevi voglia di sentirti in imbarazzo per lui. Che lo conoscessero da una vita o lo afferrassero a prima vista, era circondato da quell’alone di bonaria impunità. Ne ho usufruito per anni, imparando col tempo la mimica giusta da mostrare ai pochi sbigottiti, quella capace di fare da contraltare alla spavalderia: sopracciglia arcuate, labbra ripiegate sui denti. L’attore e la sua spalla. Il passo e l’ombra. A generazioni di aspiranti giornalisti e stregoni ha insegnato quello che solo un indolente scanzonato e incapace di prendersi sul serio avrebbe potuto: l’arte di ottenere senza chiedere, di raccontare senza essere visti. La pazienza di aspettare la cronaca al varco e di fiutarla nell’aria, un attimo prima che le cose accadano. Frasca e Mauro. Mauro e Frasca. Mauro, mio adorato, ora che sono orfana posso dirtelo. Il momento più duro di questo tuo abbandono durerà l’infinito di un mattino, quando faccio per infilare la chiave nella toppa della redazione e non sento più scattare, da dentro, l’apriporta. Mauro e il primo caffè, dieci volte lo pago io, una volta tocca a te. Mauro e i suoi amori. Lunghi da occupare per anni un’intera panchina. Ma non abbastanza epici da meritare la lama delle decisioni drastiche. Ti ho dato la parola che ti mancava, hai dato a me gli occhi come si dona la vista a un cieco. Hai assistito, dalle grate del bandone abbassato di un bar, al primo bacio clandestino con l’uomo che sarebbe diventato il padre di mio figlio. La città era spenta e tu vagavi nel buio dei portici. E hai scosso la testa, anni dopo, quando dalla panchina di via San Cipriano mi hai vista salire in auto con chi avrebbe rubato tutti gli altri, di baci. Hai fatto finta di fare clic con l’indice. Avevi già capito tutto, prima di me e di chiunque altro. Da uno a dieci, dieci. Per sempre.